Papa: disumana violenza in Siria, ‘non si può combattere il male con altro male’

“La trasfigurazione aiuta i discepoli, e anche noi, a capire che la passione di Cristo è un mistero di sofferenza, ma è soprattutto un dono di amore infinito da parte di Gesù. L’evento di Gesù che si trasfigura sul monte ci fa comprendere meglio anche la sua risurrezione”.


Città del Vaticano (AsiaNews) – “Accorato appello” del Papa oggi all’Angelus, perché cessi la violenza in Siria, siano portati aiuti umanitari e siano evacuati feriti e malati. E’ stato dopo la recita della preghiera mariana che Francesco ha dedicato il suo pensiero “all’amata e martoriata Siria, dove la guerra si è intensificata, specialmente nel Ghouta orientale. Questo mese di febbraio – ha detto ancora - è stato uno dei più violenti in sette anni di conflitto: centinaia, migliaia di vittime civili, bambini, donne, anziani; sono stati colpiti gli ospedali; la gente non può procurarsi da mangiare… Tutto questo è disumano. Non si può combattere il male con altro male. E la guerra è un male. Pertanto rivolgo il mio appello accorato perché cessi subito la violenza, sia dato accesso agli aiuti umanitari – cibo e medicine – e siano evacuati i feriti e i malati. Preghiamo Dio che questo avvenga immediatamente”.

In precedenza, alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro, il Papa, commentando l’odierno passo del Vangelo sulla trasfigurazione di Gesù (cfr Mc 9,2-10), aveva sottolineato come tale evento “permette ai discepoli di affrontare la passione di Gesù in modo positivo, senza essere travolti. L’hanno visto come sarà dopo la Passione, e così li prepara. La trasfigurazione aiuta i discepoli, e anche noi, a capire che la passione di Cristo è un mistero di sofferenza, ma è soprattutto un dono di amore infinito da parte di Gesù. L’evento di Gesù che si trasfigura sul monte ci fa comprendere meglio anche la sua risurrezione. Per comprenderli, infatti, è necessario sapere in anticipo che Colui che soffre e che è glorificato non è solamente un uomo, ma è il Figlio di Dio, che con il suo amore fedele fino alla morte ci ha salvati. Il Padre rinnova così la sua dichiarazione messianica sul Figlio, già fatta sulle rive del Giordano dopo il battesimo, ed esorta: «Ascoltatelo!» (v. 7). I discepoli sono chiamati a seguire il Maestro con fiducia e speranza, nonostante la sua morte; la divinità di Gesù deve manifestarsi proprio sulla croce, proprio nel suo morire «in quel modo», tanto che qui l’evangelista Marco pone sulla bocca del centurione la professione di fede: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!» (15,39)”.

“Ci rivolgiamo ora in preghiera alla Vergine Maria, la creatura umana trasfigurata interiormente dalla grazia di Cristo. Ci affidiamo fiduciosi al suo materno aiuto per proseguire con fede e generosità il cammino della Quaresima”.