Da Fukushima, consegnato il primo carico di pesce a Bangkok

Dopo il disastro del 2011, Tokyo è stata costretta a sospendere alcune esportazioni di prodotti agricoli e della pesca. I pescatori di Fukushima sono tornati a lavorare su disposizione di un tribunale nel giugno 2012. Le autorità giapponesi procedono per riportare nella prefettura la popolazione evacuata nel 2011.


Bangkok (AsiaNews) – La Thailandia è il primo Paese a ricevere una spedizione di pesce fresco dalla prefettura giapponese di Fukushima dopo il disastro nucleare del marzo 2011. Lo scorso 28 febbraio è stato consegnato un carico di 110 kg di merce fresca da servire due giorni dopo come sushi e piatti di sashimi in 12 ristoranti giapponesi di Bangkok.

“Siamo lieti di poter vendere in tutto il mondo il pesce proveniente dalla nostra prefettura”, dichiara Kanji Tachiya, capo di un'associazione di cooperative ittiche nella città di Soma. “Spediremo pesce sicuro”, aggiunge. Prima del disastro nucleare, la platessa era un pesce molto diffuso a Fukushima e aveva raggiunto prezzi elevati secondo Asahi Shimbun.

Nel 2011, tre reattori dell'impianto della Tokyo Electric Power di Fukushima si sono fusi in seguito ad un terremoto di magnitudo 9 che ha colpito il Giappone, provocando uno tsunami che ha devastato una fascia della costa nord-orientale del Paese. Più di 15mila persone sono rimaste uccise. Circa 160mila abitanti sono fuggiti dalle loro case dopo che i crolli hanno causato esplosioni che hanno rilasciato materiali radioattivi.

In seguito al disastro, Tokyo è stata costretta a sospendere alcune esportazioni di prodotti agricoli e della pesca. I pescatori di Fukushima sono tornati a lavorare su disposizione di un tribunale nel giugno 2012. Secondo i funzionari delle prefetture, da aprile 2015 non sono stati rinvenuti frutti di mare con livelli di radiazione superiori agli standard di sicurezza giapponesi. Nel marzo 2017, l'associazione di pesca della prefettura ha dimezzato l’area soggetta a divieto di pesca ad un raggio di 10 km dalla centrale nucleare, invece di 20 km.

Le autorità giapponesi procedono anche per riportare nella prefettura la popolazione evacuata nel 2011. Gli ordini di sfratto per la maggior parte delle città dell'area sono stati revocati, con il governo che rassicura sui rientri. Parte dei residenti ha fatto ritorno, ma molti diffidano delle autorità e gli esperti sono divisi su quanto sia serio il problema delle radiazioni nell'area. La preoccupazione per i livelli di radiazioni nell'ambiente rimane perché il 70% del territorio colpito è boscoso e montuoso e non può essere decontaminato.

Le dosi di radiazioni sono misurate in sieverts ed agli sfollati di Fukushima viene chiesto di tornare in quelle aree dove il livello non è superiore ai 20 millisievert all'anno (mSv/anno). Ciò rientra nelle linee guida stabilite dalla Commissione internazionale per la protezione radiologica e dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Il limite di sicurezza dichiarato in caso di emergenza è 100 mSv/anno, ma alcuni esperti sostengono che anche l'esposizione a 20 mSv/anno sia troppo pericolosa.