Rajarampur, il Triduo pasquale al santuario della Madonna di Pompei (Foto)

P. Gianantonio Baio è il rettore del luogo di pellegrinaggio. Il santuario è stato fondato nel 1999 e affidato ad un altro sacerdote del Pime. Circa 400 cattolici partecipano alle celebrazioni. La presenza fissa di un religioso “accolta con grande gratitudine”.


Dinajpur (AsiaNews) – “Sarà una grande festa, preceduta da momenti di preghiera e adorazione eucaristica”. Lo dice ad AsiaNews p. Gianantonio Baio, 73 anni, missionario del Pime in Bangladesh. Dall’ottobre dello scorso anno il vescovo di Dinajpur lo ha chiamato a ricoprire il ruolo di rettore del santuario mariano di Rajarampur, dedicato alla Madonna di Pompei. “I fedeli non vedevano l’ora che arrivasse un sacerdote – spiega – perché qui dal 2014 non c’era un reggente stabile. La loro gioia è stata grande quando sono arrivato. E ora, per il Triduo pasquale, sono almeno 400 i cattolici che partecipano”.

Per questo Triduo di Pasqua, il missionario ha organizzato un programma denso di impegni per i cattolici locali, tutti di origine tribale orao. “Abbiamo iniziato Giovedì Santo alle 6 del pomeriggio con la messa in Coena Domini, durante la quale è avvenuto il rito della lavanda dei piedi a 12 fedeli. In seguito ci siamo raccolti in adorazione fino a mezzanotte. Ieri alle 7 abbiamo celebrato la Via Crucis per le strade del villaggio. Nel pomeriggio intorno alle 3 vi è stata la celebrazione della morte del Signore e in serata la proiezione del film ‘Gesù di Nazareth’ di Franco Zeffirelli”. “Sono anche riuscito a trovare una versione in lingua bengalese”, riferisce contento. “Poi stasera alle 8 inizia la grande celebrazione pasquale con l’accensione del cero. Infine la mattina della domenica celebreremo la messa di Pasqua, tutti insieme nella gioia”.

Il santuario di Rajarampur è stato eretto nel 1999 in ricordo del Giubileo straordinario della Redenzione del 1983-1984. Si trova a circa 4 km di distanza da Suihari (Dinajpur), ed è un sotto-centro della parrocchia della cattedrale diocesana. Subito dopo la costruzione è stato affidato a p. Cesare Pesce, anch’egli del Pime. Poi, dopo la sua morte, “nel 2004 è arrivato Ettore Caserini, un fratello del Pime, che è rimasto fino al 2014, quando ha dovuto abbandonare per problemi legati all’età. Da quell’anno il santuario è rimasto senza un rettore. Il parroco della cattedrale di Dinajpur veniva a celebrare la messa due volte a settimana. Oggi invece la liturgia viene celebrata tutti i giorni”.

P. Baio riferisce che il santuario è “un luogo particolare, una famosa meta di pellegrinaggio alla Vergine del Rosario. Da tutti è venerato come un importante luogo di culto e anche i musulmani della zona, che sono la maggioranza, nutrono grande rispetto”. “In ottobre – continua – nel mese dedicato alla Madonna, provengono fedeli da tutta la diocesi. Nella festa annuale dello scorso 27 ottobre c’erano più di 11mila persone, riunite in un clima di preghiera molto bello”.

Nella zona, riferisce il missionario, vivono all’incirca 400 cattolici: “Nel vicino villaggio risiedono 90 famiglie di fedeli e in un altro circa 70, oltre ad una comunità di suore coreane che gestiscono un ostello per le ragazze”. Sul suo servizio missionario, afferma: “Ho accettato quest’incarico a 73 anni e i fedeli mi hanno accolto con immensa gratitudine. In me si è rinnovato ancora una volta lo spirito missionario di testimonianza, in un territorio a grande presenza musulmana”.

La presenza fissa di un sacerdote, evidenzia, “ha favorito la richiesta da parte di tante persone e gruppi di suore e di studenti di svolgere qui il loro ritiro spirituale durante il periodo della Quaresima. Come padre li ho accompagnati in un percorso di riflessione, silenzio, confessione e preghiera liturgica”. Tutto questo è “avvenuto grazie al fatto che si è riattivata la presenza fissa di un sacerdote, che ha spinto tanti a venire perché sanno di trovare qualcuno che li accoglie”.

Il santuario attira anche i musulmani, “che vengono a visitare il luogo in un clima di rispetto reciproco. Viviamo nell’amicizia e nella comprensione reciproca. Anche io sono stato accolto bene dalla popolazione locale. Questo è un luogo sacro di pellegrinaggio, e io sono disponibile a fare una chiacchierata con tutti”.