Zhu Chengzhi trattenuto in segreto: aveva visitato la tomba di una dissidente giustiziata nel 1968

È scomparso dal 29 aprile. L’accusa è di aver “fomentato dispute e creato problemi”. Attivista e amico: è una scusa, non era solo alla commemorazione, ma è l’unico a non essere stato rilasciato. Nel 2013, aveva contestato il “suicidio” di un dissidente di Tianamen.


Pechino (AsiaNews/Rfa) – Zhu Chengzhi (a destra nella foto), attivista di cui non si hanno notizie dal 29 aprile, è sotto “sorveglianza residenziale” in un luogo segreto. L’accusa al suo carico è di aver “fomentato dispute e creato problemi” per aver fatto visita alla tomba di Lin Zhao, una dissidente dell’era di Mao Zedong.

Zhu è stato prelevato il 29 aprile dal cimitero in collina di Lingyan Shan, nella periferia di Suzhou, insieme ad altri attivisti, giunti sul luogo per depositare alcune ghirlande sulla tomba di Lin, nell’anniversario della sua esecuzione per presunti crimini reazionari. Lin rappresenta un simbolo importante per il movimento pro-democrazia cinese: scrittrice critica del leader supremo, fu giustiziata nel 1968 a 36 anni dopo essersi rifiutata di dichiararsi colpevole delle accuse.

Yi Zhengan, attivista per i diritti umani dell’Hunan, riferisce che tre giorni fa la figlia di Zhu ha ricevuto la notifica della “residenza sorvegliata” del padre. “Non sappiamo dove sia trattenuto – afferma Yi – Crediamo che sia a Suzhou, ma non possiamo esserne sicuri”.

La “residenza sorvegliata presso un luogo designato” può durare fino a sei mesi, nel caso in cui le autorità la leghino alla sicurezza nazionale. Le accuse di sovversione e di “diffondere segreti nazionali” vengono sempre spesso rivolte contro i critici del Partito comunista cinese (Pcc). Ai detenuti sono negate le visite dei parenti e l’accesso alla difesa di un avvocato. Inoltre, denunciano i gruppi per i diritti umani, la segretezza dei luoghi di detenzione li espone alla tortura e ad altre forme di maltrattamenti.

Per Chen Siming, amico e attivista dell’Hunan, la visita alla tomba di Lin Zhao è una scusante per togliere voce a Zhu: “Quattro persone sono andate a commemorare Lin Zhao il 29 aprile, e [le autorità] hanno rilasciato le altre il giorno stesso”. Zhu, ricorda Chen, negli ultimi anni aveva sollevato dubbi sulla morte sospetta dell'amico Li Wangyang (a sinistra nella foto), sindacalista e dissidente di Tiananmen, deceduto nel 2013 mentre era sotto la custodia della polizia. Egli aveva contestato il verdetto officiale, secondo cui Li, disabile, si sarebbe impiccato da solo. La presa di posizione era costata a Zhu sei mesi di residenza sorvegliata per sospetta “sovversione”.