Esplode l’ira contro la Cina: 'Non rubate le terre del Vietnam'
di J.B. An Dang

Mai nella storia del regime comunista vietnamita se ne erano registrate così tante. Per la prima volta, la violenza si scatena contro le proprietà del governo. Il Comitato del popolo di Bình Thuen è stato preso d’assalto dai manifestanti, 102 gli arrestati. Migliaia di contadini e lavoratori della città di Phan Rí Cửa hanno paralizzato l’autostrada nazionale n. 1. Il vescovo emerito di Vinh e tutti i sacerdoti del decanato di Minh Cầm hanno preso parte ad una protesta al termine della messa.


Hanoi (AsiaNews) – Il governo vietnamita mostra il pugno duro e tenta di soffocare una ondata di proteste senza precedenti contro il discusso disegno di legge sulle “unità amministrativo-economiche speciali”. La scorsa settimana, l’Assemblea nazionale si era impegnata a deliberare sulla creazione di tre importanti poli economici cinesi nelle province di Quảng Ninh, Khánh Hòa e Kiên Giang. Con sostanziosi incentivi e senza particolari restrizioni, i territori verrebbero ceduti agli investitori per 99 anni. A partire dallo scorso 9 giugno, gli oppositori hanno dato vita a numerose manifestazioni in tutto il Paese. Le proteste sono proseguite il giorno seguente con maggiore intensità. Mai nella storia del regime comunista vietnamita se ne erano registrate così tante, soprattutto al Sud, dove la repressione del governo è stata maggiore. Sono centinaia gli arresti effettuati dalle Forze di sicurezza negli ultimi tre giorni.

All’alba di ieri, migliaia di contadini e lavoratori della città di Phan Rí Cửa, nella provincia di Bình Thuận, si sono radunati per protestare lungo l'autostrada nazionale n. 1. Da mesi essi lamentano gli alti livelli di inquinamento nella regione, dove si trova il santuario di Nostra Signora di Tapao [il secondo sito mariano del Paese]. La fabbrica cinese di generatori elettrici al centro delle proteste è responsabile anche per la deforestazione delle colline locali; centinaia di bambini hanno persino tracce di piombo nel sangue. Il governo vietnamita ha ignorato le preoccupazioni dei residenti, che hanno deciso di scendere in strada per evitare la “svendita” di altri terreni.

In breve tempo, la folla ha richiamato decine di migliaia di persone. Le autorità hanno dispiegato un gran numero di agenti di polizia per disperderle con la forza. I manifestanti hanno opposto una feroce resistenza e bloccato l'autostrada fino a tarda notte, paralizzando il traffico tra il Nord e il Sud del Vietnam. Mentre la polizia riusciva a stento a liberare l'autostrada, nel pomeriggio migliaia di manifestanti si sono radunati davanti al complesso del Comitato del popolo di Bình Thuen.

Diversi passanti si sono uniti a loro. La violenza è scoppiata dopo che la polizia ha trascinato via decine di manifestanti pacifici e li ha trascinati all'interno della struttura governativa. I dimostranti si sono scontrati con gli agenti per ore, prima di prendere il controllo dell’edificio (foto 2). Essi hanno poi saccheggiato e incendiato locali e veicoli (foto 3). È la prima volta nella storia che una tale violenza si scatena contro le proprietà del governo comunista. Questa mattina, i media di Stato hanno annunciato che 102 persone sono state arrestate per gli scontri di Bình Thuen.

Nella diocesi di Vinh, il vescovo emerito mons. Cao Đình Thuyên e tutti i sacerdoti del decanato di Minh Cầm hanno preso parte ieri ad una protesta al termine della messa. Essi hanno esposto cartelli che recitavano gli slogan “Protesta contro il progetto di legge sulle zone economiche speciali” e “Protesta contro la concessione della terra alla Cina” (foto 4). “In virtù della nostra responsabilità sociale e con il dovuto rispetto, dopo aver ascoltato i pareri sinceri e scientifici dei professionisti e compreso le preoccupazioni collettive, suggeriamo all'Assemblea nazionale di rispettare la volontà della gente e di cancellare il progetto di legge sulle zone economiche speciali”, ha dichiarato mons. Cao.

Nel frattempo, manifestazioni di protesta scoppiavano in tutte le maggiori metropoli e in varie città minori del Paese. Decine di migliaia di cittadini sono scesi nelle strade di Hà Nội, Đà Nẵng, Nha Trang, Phan Thiết, Sàigòn, Hố Nai e Mỹ Tho. Essi hanno espresso la loro indignazione verso i piani del governo sulle restrizioni dell'uso di Internet e la cessione dei tre centri economici, situati nelle aree strategiche di Vân Đồn (nel Nord del Paese), Bắc Vân Phong (nella regione centrale) e dell’isola di Phú Quốc (al Sud). Milioni di vietnamiti temono che essi diventino veri e propri centri militari per “l'aggressione cinese” nel sud-est asiatico, come quelli già esistenti in Cambogia e Sri Lanka. Nonostante il dissenso manifestato nel Paese e all’estero, la votazione di entrambe le leggi era in programma per il prossimo 15 giugno.

Nella notte del 9 giugno, il governo ha tuttavia comunicato la decisione di posporre il voto sulle zone economiche speciali. La delibera sull’utilizzo del web rispetterà i tempi previsti. La “legge sulla sicurezza di Internet” è stata redatta ad immagine di quella cinese. Essa impone severe restrizioni che costringono gli utenti a fornire informazioni personali. Gli accessi a blog di politica, Google e Facebook saranno bloccati. Inoltre, tutti i server dovranno essere situati in Vietnam e qualsiasi informazione sarà soggetta a censura.