Hanno camminato sotto il sole cocente mentre digiunavano per il Ramadan. Di tutte le età, condividono il dolore per le violenze a cui hanno assistito e il desiderio di pace. I talebani rifiutano l’estensione della tregua e annunciano nuovi attacchi. L’Isis non ha mai interrotto gli attacchi.
Kabul (AsiaNews/Agenzie) – Dopo più di 700 km percorsi per quasi 40 giorni sotto il sole cocente dell’Afghanistan, la Carovana della pace approda a Kabul. Gli attivisti portano un messaggio chiaro per il governo e i talebani: mettete fine alla guerra.
La marcia è iniziata a maggio dalla provincia di Helmand, a seguito di un attacco suicida che a marzo aveva mietuto decine di vittime. Al principio erano in otto a marciare. Questa mattina, a Kabul sono arrivate 90 persone, riconoscibili dalle fasce blu portate sul petto. I membri del convoglio hanno dai 17 ai 65 anni, e tutti hanno rispettato il digiuno del Ramadan.
Ad accomunare queste persone sono le violenze a cui hanno assistito e la disperata richiesta di pace, fatta a gran voce, a volte fra il pianto e sempre con visibile emozione. Alcuni di loro hanno abbandonato il lavoro per prendere parte alla manifestazione, facendo appello alle persone e ai giovani perché sollevino le loro voci per rivendicare la pace. “Chiediamo ai talebani – dice uno di loro a Tolo News – di fermare lo spargimento di sangue. Vogliamo la pace e anche se perderemo le nostre vite, continueremo questo movimento”.
Il più giovane fra loro è Mohammed Tahir, 17 anni, alla testa della fila. Per giorni ha spinto un carrello con oggetti per tutte le emergenze: stampelle, ombrelli, sandali di riserva e pannelli solari per ricaricare il cellulare.
Uno di loro, Bahlul Patyal, è un farmacista che si è unito alla carovana a Lashkar Gah (sud dell’Afghanistan, più di 600 km da Kabul). Ad ogni pausa presso una moschea, egli ha curato le piaghe e i dolori di stomaco dei manifestanti con garze, farmaci e buonumore, scherzando con loro: “Mia moglie mi ha detto di non osare di tornare a casa se non perdo peso in questa marcia” (v. foto 3, a sinistra).
I membri del convoglio hanno avanzato la richiesta di pace con ancora più forza durante i giorni dell’Eid (15-17 giugno), segnati da una storica tregua fra il governo e i talebani. Un armistizio di tre giorni senza precedenti, ora giunto al termine: il gruppo ribelle islamista è rimasto sordo all’appello degli attivisti e del governo afghano, che chiedevano un’estensione della tregua. Dopo aver condiviso “selfie” e celebrato con i militari afghani la fine del mese sacro per l’islam, il gruppo ha annunciato che tornerà presto ad attaccare.
Per gli afghani la pace appare ancora lontana, stretti fra i talebani e l’Isis, quest’ultimi ben lontano da qualsiasi armistizio. Il 16 e 17 giugno, durante le celebrazioni di Eid, attentatori suicidi hanno colpito Jalalabad, uccidendo prima 36 e poi 19 persone. Sembra che fra i morti vi siano talebani, forze governative e civili. Lo Stato islamico ha rivendicato solo il primo degli attacchi, ma si sospetta che sia responsabile anche del secondo.