Missionario Pime: Il popolo thai ‘unito nella gioia’ dal ritrovamento dei ragazzi nelle grotte

La parrocchia di p. Marco Ribolini dista circa 20 chilometri dalle grotte. Il sacerdote: “La gente ha dimostrato grande partecipazione, dando vita ad un importante movimento di preghiera”. Su invito dei vescovi, tutte le comunità cattoliche della nazione hanno chiesto la grazia della salvezza per i giovani intrappolati. Proseguono le operazioni di salvataggio, ma incombe ancora la minaccia di forti piogge.


Chiang Rai (AsiaNews) – Il ritrovamento della squadra di calcio intrappolata nelle grotte di Tham Luang “rappresenta un momento di profonda commozione che ha unito tutto il popolo thai”. Lo dichiara ad AsiaNews p. Marco Ribolini, sacerdote missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e parroco di Ban Thoet Thai, località a circa 20 chilometri di distanza dalle grotte.

“Durante i giorni di quello che è stato un vero dramma nazionale, la gente ha dimostrato grande partecipazione, dando vita ad un importante movimento di preghiera – afferma p. Ribolini – Ad esso hanno preso parte anche i cristiani. Tra l'altro, uno dei ragazzi intrappolati nelle grotte è un tribale di etnia Hakka che sta studiando per ricevere il battesimo nella Chiesa protestante”.

Quando i 13 erano ancora dispersi, la Conferenza episcopale ha pubblicato una lettera invitando i cattolici a pregare e celebrare messe per chiedere la grazia della loro salvezza. “Oltre alle funzioni religiose, nella nostra parrocchia abbiamo organizzato diversi momenti di adorazione della croce e di preghiera, durante i quali abbiamo recitato il rosario. Tutte le comunità cattoliche della nazione hanno organizzato qualcosa in questi giorni. Abbiamo preferito non far nulla sul luogo perché non ritenevamo opportuno creare ancora più confusione”, racconta il sacerdote.

Raggiunti dalle squadre mediche e di soccorso (foto), in queste ore i 12 giovani calciatori ed il loro allenatore vengono istruiti su come nuotare ed immergersi, nell’eventualità che debbano farsi strada nel fango per raggiungere la superficie. Nel frattempo, i soccorritori continuano a pompare acqua fuori dalle grotte in previsione delle forti piogge previste nei prossimi giorni.

Una squadra composta da personale medico militare ha visitato i ragazzi ieri mattina, dopo aver affrontato un pericoloso percorso durato sei ore tra immersioni e calate in ambienti allagati. I calciatori hanno ricevuto minerali, cibo, acqua, 70 bombole d’ossigeno e diverse torce elettriche. I loro occhi sono rimasti nell'oscurità per molto tempo e devono ancora adattarsi alla luce ma le condizioni generali di salute sono buone.