Guerra su Twitter fra Trump e Rouhani. Ma gli iraniani temono solo il prezzo del petrolio
di Khosrow Shirazi

Per molti iraniani, le parole forti (e in maiuscolo) lanciate dal presidente Usa, come pure quelle di Rouhani e di Zarif, solo “solo propaganda”. Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo spinge la diaspora iraniana alla ribellione, ma in una lettera aperta si accusa l’amministrazione americana di “disastroso approccio” all’Iran. “Se davvero vuole aiutare il popolo dell’Iran, tolga il bando sui viaggi [negli Usa], aderisca all’accordo nucleare”.


Teheran (AsiaNews) – “E’ solo propaganda”: così molti iraniani commentano lo scambio di messaggi su Twitter – offensivi e in lettere maiuscole – fra il presidente Usa Donald Trump, il suo omologo Hassan Rouhani e il ministro degli esteri Javad Zarif. In realtà, come afferma Darius, un businessman della capitale iraniana, “noi temiamo solo che il prezzo del petrolio scenda così tanto da creare problemi alla già provata economia di Teheran”.

Dal maggio scorso, quando Trump ha annunciato il ritiro dall’accordo sul nucleare iraniano, promettendo alte sanzioni sul Paese, Teheran è diventata “il nemico numero uno” degli Stati Uniti.

Il 22 luglio scorso, Rouhani ha lanciato un messaggio agli Usa, dicendo che “l’America deve capire bene che la pace con l’Iran è la madre di tutte le paci e la guerra con l’Iran è la madre di tutte le guerre”.

Poche ore dopo Trump ha risposto con un tweet (tutto in maiuscolo): “Non osate minacciare mai più gli Stati Uniti o soffrirete conseguenze simili a quelle che, prima, pochi nella storia hanno sofferto Non siamo più un Paese che sta fermo davanti alle vostre dementi parole di violenza e morte. State attenti”.

Ancora poche ore dopo, gli ha risposto Javad Zarif, anche lui usando lettere maiuscole: “Non ci fa impressione. Il mondo ha sentito sbuffi ancora più aspri pochi mesi fa. E gli iraniani li hanno sentiti per 40 anni, sebbene un po’ più civili. Siamo qui da millenni e abbiamo visto imperi cadere, perfino il nostro, che è durato più della vita di alcune nazioni. State attenti”.

Nel suo tweet Zarif si riferisce forse agli scambi di messaggi fra Trump e il leader nord-coreano Kim Jong-un, arrivati alle offese personali, poi dimenticate nell’incontro fra i due.

Alcuni iraniani sperano che anche per i rapporti fra Teheran e Usa si produca la stessa parabola e per questo definiscono come “propaganda” le parole grosse di questi giorni.

Due giorni fa (lo stesso del tweet di Trump) il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha cercato di sollevare la diaspora iraniana e la popolazione contro il regime “da incubo” di Teheran. Parlando a un gruppo di iraniani americani, egli ha accusato il governo di Teheran di corruzione e crudeltà, paragonandolo a una mafia.

La risposta a Pompeo è contenuta in una lettera aperta del National Iranian American Council, sottoscritta già da migliaia di iraniani-americani. In essa, si afferma: “Se davvero vuole aiutare il popolo dell’Iran, tolga il bando sui viaggi [negli Usa], aderisca all’accordo nucleare, offra al popolo iraniano quel sollievo economico che è stato loro promesso e che essi hanno atteso per tre anni”.

La lettera, pubblicata nella mattina sul Los Angeles Times, sottolinea che “la comunità iraniana-americana è scioccata e contrariata dal disastroso approccio di questa amministrazione”.

In effetti, come appare da diverse interviste di questi giorni, e come hanno sempre affermato osservatori a Teheran, “qualunque minaccia dall’esterno non farà altro che coagulare in unità gli iraniani” perché essi non cercano un rovesciamento del regime, ma “riforme da ottenere in modo pacifico”.

Quello che più si teme è la minaccia di un embargo totale dell’export di petrolio iraniano, lanciata dalla Casa Bianca. “Se questo si avverasse – afferma Darius, il businessman - l’economia iraniana precipiterebbe. Ma anche la comunità internazionale dovrebbe fare i conti con un prezzo del petrolio in aumento. Se invece Stati Uniti e Arabia saudita si accordano per tenere basso il prezzo del greggio, allora ci saranno tempi duri per noi”.