I resti dei soldati Usa morti in Corea tornano a casa

Dopo 65 anni dall’armistizio. Donald Trump ringrazia via Twitter il nordcoreano Kim Jong-un: “Un grande momento per tante famiglie americane”. Il presidente sudcoreano Moon: “La pace formale arriverà entro quest’anno”. Ma alcuni esperti criticano la decisione: “Prima di chiudere la trattativa, Pyongyang deve denuclearizzare davvero la penisola”.


Seoul (AsiaNews) – Dopo 65 anni dalla fine della Guerra di Corea, il regime nordcoreano ha restituito agli Stati Uniti i resti di alcuni soldati americani caduti nella penisola durante il conflitto. Un aereo militare della Usa Air Force li ha trasportati da Wonsan (Corea del Nord) alla base aerea di Osan in Corea del Sud. Significativo anche il permesso concesso da Pyongyang al velivolo militare Usa di sorvolare il proprio territorio e atterrarvi.

Il rientro dei resti è avvenuto in coincidenza con il 65esimo anniversario dell’Armistizio di Panmunjeom, accordo del 1953 che ha concluso le ostilità fra le due Coree. Ad accogliere il velivolo una folla di diverse migliaia di militari americani di stanza in Corea del Sud, insieme con le famiglie.

Lo scambio dimostra come almeno in parte l’accordo raggiunto a Singapore tra Donald Trump e Kim Jong-un inizi a dare i primi risultati. “Quello di oggi - ha detto la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders – rappresenta un significativo primo passo per cominciare a rimpatriare i resti dalla Corea del Nord e per riprendere le ricerche dei circa 5.300 americani che non sono mai più tornati a casa”.

Il rimpatrio dei resti dei militari caduti durante il conflitto tra il 1950 e il 1953 era un punto dell’accordo firmato tra i due capi di Stato, che punta al raggiungimento della pace e alla completa denuclearizzazione della penisola coreana. Il conflitto coreano (1950-1953) è stato uno dei più sanguinosi della Guerra Fredda: con gli Usa al fianco di Seoul e la Cina schierata con Pyongyang, la penisola è stato teatro di battaglie feroci. La Chiesa coreana insiste da anni su questo punto: la divisione della Corea non è stata voluta dai suoi abitanti, ma è l’ultimo frutto avvelenato del conflitto fra le superpotenze mondiali di oltre 60 anni.

Più di 35mila soldati statunitensi morirono nella penisola coreana durante la guerra. Oltre alle vittime accertate vanno contati circa 7.700 militari Usa ancora considerati “dispersi”, di cui 5.300 solo nella Corea del Nord.

Il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha accolto con favore la cerimonia di oggi e ha annunciato di voler firmare “entro quest’anno” un accordo di pace formale con la Corea del Nord. Di fatto, i due Paesi sono tecnicamente ancora in guerra. Tuttavia alcuni esperti hanno ammonito il leader di Seoul: “La pace deve essere firmata soltanto quando ci saranno veri segnali di denuclearizzazione da parte del Nord”.