Il Myanmar vuole uscire dall'organizzazione Onu del lavoro

La giunta militare al governo nell'ex Birmania ha dichiarato di voler abbandonare l'Oil ma la lettera ufficiale di rinuncia non è stata ancora inoltrata.


Bangkok (AsiaNews/Scmp) - La giunta militare al governo in Myanmar ha manifestato l'intenzione di uscire dall'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) delle Nazioni unite, che aveva chiesto a Yangon l'eliminazione del lavoro forzato. Diplomatici di Yangon hanno dichiarato che il governo ha comunicato questa decisione a una missione dell'Oil al lavoro nel Paese, mentre il ministero del lavoro la ha annunciata a Francis Maupain, avvocato francese con una lunga esperienza nell'Oil e consigliere speciale del direttore generale dell'organizzazione arrivato a Yangon la scorsa settimana. Un funzionario del Myanmar ha inoltre dichiarato che a marzo di quest'anno, prima dell'ultimo incontro principale dell'Oil, il governo ha chiesto ai ministeri di preparare uno studio sulle conseguenze politiche e finanziarie di un eventuale ritiro dall'Oil.

Maupain ha dichiarato che il governo del Myanmar ha preparato anche una lettera ufficiale che ancora non è stata però inoltrata. Per ritirarsi dall'organizzazione, ha dichiarato un portavoce dell'Oil, il Myanmar deve dare 2 anni di preavviso che iniziano nel momento in cui il direttore generale Juan Somavia riceve la lettera. Quasi certamente la lettera non è stata inviata perché il regime aspetta prima di vedere gli sviluppi della proposta di portare il caso birmano al Consiglio di sicurezza dell'Onu, come richiesto da una campagna internazionale e da un reportage redatto dall'ex presidente della repubblica Ceca Vaclav Havel e dall'ex premio Nobel per la pace e Arcivescovo sudafricano Desmond Tutu.

L'Oil mirava ad assicurarsi un impegno da parte di Yangon ad eliminare il lavoro forzato e a collaborare con i suoi rappresentanti, ma la risposta della giunta è stata sfavorevole. La delegazione Oil non può uscire dalla capitale, e per mesi è stata vittima di campagne di denigrazione, come quella del movimento filogovernativo "Associazione unita di sviluppo e solidarietà", che ha organizzato raduni di massa dove ha condannato il lavoro dell'Oil e ha chiesto alle autorità di uscire dall'organizzazione. Diplomatici occidentali affermano inoltre che negli ultimi mesi il rappresentante Oil a Yangon ha ricevuto molte minacce di morte. Ora non riceve più minacce, ma le autorità non hanno fatto nessuna indagine a proposito.

Yangon cerca sostegno politico dagli Stati asiatici, ma la risposta è che non si può organizzare una campagna a favore di Yangon se prima i militari non faranno alcune concessioni. Cina, Giappone, e la maggior parte degli stati dell'Asean inoltre non sono favorevoli alla decisione di Yangon di ritirarsi dall'Oil. In maniera privata, hanno tutti raccomandato alla giunta di rimanere nell'organizzazione. Un funzionario cinese del ministero del lavoro ha dichiarato che "nel passato la Cina ha sostenuto la causa birmana all'Oil, ma negli ultimi tempi abbiamo chiesto alla giunta di collaborare con l'organizzazione".