Cambiamento climatico: il Medio oriente potrebbe diventare un deserto

Se le politiche non cambiano il riscaldamento globale potrebbe superare i 2 gradi celsius entro il 2035. Le emissioni di Co2 colpiscono le colture: meno zinco, ferro e proteine. Siccità, disastri naturali e cibo senza nutrienti. Gli esperti: “Sempre più vicini al punto di non ritorno”


Dubai (AsiaNews/Agenzie) – Siccità, alluvioni, disastri naturali e una riduzione drastica dei nutrienti nei raccolti. Sono gli effetti devastanti del cambiamento climatico che mettono in allarme gli scienziati: si è sempre più vicini al “punto di non ritorno”, superato il quale invertire la rotta del riscaldamento globale non sarà più possibile. Una problematica, quella ambientale, molto cara a papa Francesco e alla Chiesa cattolica, che domani celebrerà la Giornata del Creato.

Un recente studio della rivista Earth System Dynamics afferma che se le politiche mondiali non cambieranno rotta, “è molto probabile” che il riscaldamento globale supererà i 2 gradi celsius entro il 2035. Gli effetti potrebbero essere catastrofici: città costiere potrebbero essere sommerse – ad esempio, Jakarta potrebbe finire sott’acqua entro 10 anni – e le ondate di calore potrebbero uccidere decine di migliaia di persone. A ciò si aggiunge il rischio che il riscaldamento del globo possa scatenare un ulteriore aumento delle temperature, non influenzato dalle emissioni di carbonio. Uno scenario che lo studio definisce “Hothouse Earth” (terra serra), con un aumento delle temperature di 4 o 5 gradi.

Un altro studio, pubblicato questo mese su Nature Climate Change, lancia l’allarme: oltre al rischio di riduzione delle colture dovuta alla siccità, le emissioni di carbonio influenzeranno la quantità di nutrienti. Secondo gli esperti, vi è il rischio che entro il 2050 centinaia di milioni di persone svilupperanno gravi forme di deficienza di zinco, ferro e proteine. Il raccolto cresciuto con i livelli di Co2 previsti per il 2050, infatti, avrà riduzioni di nutrienti per stime che variano fra il 3 e il 17%. In quel caso, 1,4 miliardi di donne in età fertile e bambini sotto i cinque anni vivranno in aree a più alto rischio di deficienza di ferro. Le aree più colpite saranno l’Africa del nord, l’Asia del sud-est, l’Asia del sud e il Medio oriente. Si stima che solo in India, vi saranno 50 milioni di persone in più soggette a carenza di zinco, causa di seri problemi intestinali, e 38 milioni in più proteino-deficienti.

Nel contempo, regioni come il Medio oriente potrebbero trasformarsi in deserti inabitabili. Il rapporto “Beyond Scarcity. Water Security in the Middle East and North Africa”, pubblicato quest’anno dalla World Bank è chiaro: “Di tutte le sfide che la regione del Medio oriente e del Nord Africa affronta, quella a cui è meno preparata è la crisi idrica”. Per alcuni esperti e  leader della regione, essa è anche più grave dell’instabilità politica e della disoccupazione. Un’analisi pubblicata nel giugno 2017 dal Middle East Eye prospetta un quadro preoccupante: con le crescenti ondate di calore mortali, siccità e violente tempeste di sabbia, l’area rischia di diventare inabitabile. Da luglio, il governo iracheno ha iniziato a importare acqua, ormai assente in tutte le aree del Paese.

Una città che è a rischio idrico è la capitale dell’Afghanistan. Uno studio pubblicato ieri dal Afghanistan Analyst Network afferma che se la situazione non verrà presto affrontata, il cambiamento climatico, insieme al sovrappopolamento e la contaminazione delle acque, potrebbero aggravare la crisi idrica che al momento spinge numerose famiglie di Kabul a fare affidamento a fornitori privati.

Gli effetti del riscaldamento globale sono apparsi evidenti negli ultimi mesi, con una serie di disastri che hanno interessato varie parti del mondo, e soprattutto dell’Asia. Il Giappone è stata colpito a luglio da una grave alluvione in cui sono morte più di 200 persone, seguita poi da picchi di caldo letali. In Kerala (India), le piogge di questo mese hanno provocato la morte di più di 400 persone.