‘Nel dialogo Cina-Vaticano manca la voce dei cattolici cinesi’
di Shan Ren Shen Fu (山人神父)

Il possibile accordo fra Pechino e il Vaticano verrà firmato senza la presenza di alcun cattolico cinese. Anci, i membri della Chiesa in Cina sono tenuti totalmente all’oscuro di quello di cui si sta discutendo, anche se si pretende di parlare di “questioni religiose”. L’articolo di un sacerdote-blogger. Questo articolo è stato subito eliminato dalla polizia che censura internet in Cina.


Pechino (AsiaNews) – Nel dialogo Cina-Vaticano che, secondo molte voci, dovrebbe giungere ad un accordo entro la fine di settembre, manca la voce della Chiesa cinese. E se il Vaticano rappresenta anche la Chiesa cinese, come mai i cattolici cinesi sono tenuti fuori e a loro non viene comunicato nulla su quanto si discute? Sono alcune perplessità espresse da un sacerdote cinese sul suo blog.  Un’altra perplessità espressa da Shanren Shenfu (il nome d’arte del sacerdote-blogger) è sul carattere “religioso” dell’accordo, che invece sembra avere solo dei connotati politici. I suoi amici, che ci hanno inviato questo testo temono per la sua incolumità. Il sacerdote fa notare che non sapendo nulla su questo accordo, “non sappiamo davvero se dobbiamo gioire o se dobbiamo aspettarci una croce più pesante”. Egli rimane comunque stupito che la possibile firma dell’accordo avvenga ignorando “in modo completo la realtà della fede in Cina, tutti i tipi di persecuzione e difficoltà che stanno avendo luogo”. Con molta solerzia, la polizia di internet ha subito oscurato la sua riflessione, che riportiamo qui sotto in modo integrale.

 

Legale? Davvero?

 

Verso la fine di settembre 2018, una delegazione vaticana sarà a Pechino per condurre l’ultimo giro di dialoghi fra Pechino e la Santa Sede. Se entrambe le parti non avranno dispute, allora firmeranno l’accordo.

Nel suo articolo “Global Times: si avvicina l'accordo sui vescovi tra Cina e Vaticano”, Gianni Valente cita il Global Times [giornale semiufficiale del Partito comunista cinese, legato al Quotidiano del Popolo- ndr], che dice che il dialogo si svolge a livello religioso e non coinvolge alcun aspetto politico, né le relazioni diplomatiche fra Pechino e il Vaticano. Egli parla anche dei “falsi allarmi lanciati a salve da lobby e agenti contrari all'intesa tra Pechino e il Vaticano”. Anche questo è tratto dalla versione ufficiale in inglese del Global Times, che diffonde le notizie in inglese della Cina comunista. E quindi sarà senz’altro credibile!

Siamo anche ignoranti sull’accordo. Abbiamo sempre pensato che nella parte cinese implicata nel negoziato ci fosse almeno un rappresentante di fede della Chiesa cattolica in Cina (Associazione patriottica e Consiglio dei vescovi cinesi). Invece, dopo aver consultato alcune persone ben informate, ho finalmente capito che nel gruppo del negoziato non è stato inserito nessuno della Chiesa in Cina. Ad esempio, l’arcivescovo Savio Hon, all’inizio dell’anno è stato assegnato come nunzio in Grecia. Ciò significa che coloro che saranno seduti di fronte alla delegazione vaticana sono esclusivamente rappresentanti del governo, e rappresentano gli interessi politici della Cina e non credono in Dio, o sono atei. Dall’altra parte, coloro che saranno seduti di fronte ai rappresentanti cinesi sono rappresentanti della Chiesa pieni di energia e fantasia (illusioni) nell’evangelizzare la Cina, e stanno per essere ricevuti con molta cortesia dalle autorità cinesi.

Non vogliamo parlare della libertà religiosa garantita dalla costituzione cinese, né sul modo in cui i rappresentanti governativi dovrebbe ubbidire alla costituzione. Vogliamo solo domandare: come è possibile che rappresentanti cinesi non religiosi e rappresentanti vaticani religiosi discutano su “questioni religiose” a un tavolo dei negoziati per un accordo Sino-Vaticano senza alcuna implicazione politica? Quale parte che lì siede rappresenta e difende gli interessi della Chiesa in Cina? Se il Vaticano rappresenta gli interessi dei fedeli cinesi davanti alla Cina, questo significa che [la Cina] riconosce gli interessi dei credenti cattolici? Significa che il Vaticano è già stato riconosciuto come leader della Chiesa cinese nella fede cattolica?

Se [invece] l’idea della Cina è che il Vaticano non ha diritto di rappresentare gli interessi della Chiesa cinese, gli interessi della Chiesa in Cina sono rappresentati solo dal governo cinese (e i non credenti sostengono anzitutto interessi politici, e non interessi di fede). E allora, come possono dire che il dialogo tratta solo di aspetti religiosi? Su che base si dice ciò?

In altre parole, se il contenuto dell’accordo è solo di natura religiosa, allora non è possibile che non ci sia nessuno a rappresentare gli interessi della Chiesa cinese, dato che i rappresentanti cinesi sono persone senza fede. Ma allora, dovrebbe essere il Vaticano a rappresentarli? Se è così, perché essi non permettono ai credenti cinesi di conoscere almeno un briciolo del contenuto dell’accordo, prima che sia firmato? Non potendo discernere nel nostro cuore quale sarà la situazione dopo la firma dell’accordo, per ora non sappiamo davvero se dobbiamo gioire o se dobbiamo aspettarci una croce più pesante.

Purtroppo, oltre ai negoziatori del dialogo, nessuno sa nulla sul contenuto dell’accordo. E questo non solo ora, ma anche in futuro: perché le due parti hanno promesso che il contenuto dell’accordo non sarà mai svelato. Ci è stato detto che, come pratica generale, gli accordi del Vaticano con le nazioni socialiste non vengono mai pubblicati.

Quindi, a quanto pare, ciò che è stato discusso è solo: il Vaticano riaccoglie i sette vescovi illegittimi nominati dal governo cinese, compresi quelli che il Vaticano ha pubblicamente scomunicato; quelli che sono stati nominati dal Vaticano, ma non sono riconosciuti [dal governo] potranno lavorare legalmente nella società. Ma su questo l’accordo dice solo che si dovrà affrontarlo lentamente.

Come sembra dalle ultime rivelazioni sull’accordo, ad avere l’ultima parola sulle nomine dei vescovi dovrebbe essere il papa, ma con ogni probabilità [il suo potere] sarà qualcosa del tipo: “egli accetta o non accetta”, o sarà del tipo di una forzata impotenza, quando c’è disaccordo.

Insomma, alla fine, l’accordo riconoscerà i sette vescovi illegittimi. E in apparenza sembra che il Vaticano non abbia alcun altro valore [contropartita] in questo scambio. Ma perché il Vaticano ha dovuto fare ciò? Che cosa significa per la Chiesa di Cina del domani? Solo Dio lo sa!

Valente, che ha sempre diffuso con molto anticipo le informazioni sull’accordo Sino-Vaticano, descrive i “falsi allarmi” come provenienti da “lobby e agenti”. Egli crede che vi sia gente che lavora a tempo pieno a interpretare i possibili accordi fra Pechino e il Vaticano come una pura prospettiva politica, e ciò viene confermato proprio dal suo citare in modo indiretto il Global Times, per il quale “alcuni punti chiave… confermano indirettamente quali sono i criteri gli obiettivi pastorali che muovono la Santa Sede nel trattare le delicate vicende del cattolicesimo in Cina”.

L’idea poi di “nuovi spazi per vivere e esprimere pubblicamente il legame di comunione con la Chiesa di Roma”, sarebbe il miglior risultato nella firma dell’accordo, se non si dimostrasse solo un pio desiderio del giornalista.

L’accordo potrà essere firmato? Dipende se a Pechino alla fine di settembre per il negoziato andrà tutto liscio. Ma come possiamo ignorare e non vedere in modo completo la realtà della fede in Cina, tutti i tipi di persecuzione e difficoltà che stanno avendo luogo?

Questo è forse il mio ultimo articolo sull’accordo Sino-Vaticano. In un calcolo grossolano, devo aver scritto almeno 30 articoli su questo argomento. Poco tempo fa un amico mi ha chiesto: “Anche tu come molti altri ti senti tramortito su questa fatto?”.

Ho sorriso e mi sono sentito imbarazzato e non ho risposto. Eppure, ancora credo che “alla sapienza [di Dio] è stata resa giustizia da tutti i suoi figli” (Luca 7,35).