Meng Hongwei, capo dell’Interpol, sotto inchiesta in Cina

L’accusa è di aver “violato la legge”, forse con atti di corruzione. La moglie aveva denunciato la scomparsa la scorsa settimana. Meng è stato vice-ministro della Pubblica sicurezza in Cina. È un’altra personalità di alto profilo a cadere nella rete anticorruzione di Xi Jinping. La moglie e i figli di Meng sono sotto la protezione della polizia francese, avendo ricevuto minacce di morte. L'appello di Wei Jingsheng.


Pechino (AsiaNews) – Meng Hongwei, capo dell’Interpol, è sotto inchiesta per aver “violato la legge”. Lo afferma un comunicato della Commissione nazionale di supervisione del Partito comunista cinese diffuso ieri sera.

La moglie di Meng, Grace, ne aveva denunciato la scomparsa la scorsa settimana da Lione, dove si trova il centro dell’Interpol. Ella ha dichiarato che l’ultima comunicazione con suo marito, dalla Cina, era stato un sms e un emoji con l’immagine di un coltello.

Poco dopo la comunicazione dalla Cina sulla sua detenzione e inchiesta, l’Interpol ha dichiarato di aver ricevuto le dimissioni di Meng “con effetto immediato”.

La Commissione nazionale di supervisione è stata varata nel marzo 2018 per volere del presidente Xi Jinping per trattare i casi di corruzione nella pubblica amministrazione. Essa lavora in stretto contatto con la Commissione centrale per l’ispezione e la disciplina del Partito comunista cinese.

Meng, 65 anni, ha lavorato per 40 anni nella Pubblica sicurezza, fino alla carica di vice-ministro. Egli è una delle “tigri” che Xi Jinping vuol colpire nella sua campagna contro la corruzione. Prima di lui, cinque anni fa è stato colpito un altro pezzo grosso della Sicurezza, Zhou Yongkang.

Meng era divenuto vice-ministro della Sicurezza e capo dell’Interpol in Cina nel 2004. Nel novembre 2016 era stato nominato presidente dell’Interpol, primo cinese a ricoprire questo ruolo in un organismo internazionale di polizia.

Segnali di difficoltà erano emersi lo scorso aprile, quando Meng è stato rimosso dalla leadership nel ministero della Pubblica sicurezza.

Intanto a Lione, la moglie di Meng e i suoi figli sono stati messi sotto la protezione della polizia, avendo ricevuto minacce di morte.

In un appello a favore della famiglia di Meng, Wei Jingsheng, dissidente esule negli Usa, fa notare il disprezzo della Cina per i diritti umani e per le regole internazionali e domanda che la Cina informi sempre la famiglia sulla situazione del detenuto e che i suoi diritti venganoi rispettati. Wei chiede anche all'Interpol di vigilare sull'atteggiamento di Pechino.