Stato di Shan, liberi 100 cristiani: altri 130 in prigione

I ribelli pro-Cina costringono quanti sono stati rilasciati a firmare un documento in cui promettono di pregare solo a casa e non nelle chiese. Sono oltre 100 i luoghi di culto chiusi e almeno tre quelli distrutti. Disposta la chiusura anche di una missione cattolica, gestita da suore missionarie salesiane.


Naypyidaw (AsiaNews/Agenzie) – I militanti dello United Wa State Army (Uwsa) hanno rilasciato 100 cristiani di etnia Wa ma continuano a trattenere 130 tribali Lahu, compresi 92 pastori protestanti, che avevano arrestato durante la loro campagna per la soppressione del cristianesimo. Ritenuto il più grande esercito etnico del Myanmar, l'Uwsa (foto) controlla due regioni montuose nello Stato orientale di Shan, al confine con la Cina.

Chiese, sacerdoti e missionari cristiani che operano sugli altipiani Wa, da inizio settembre sono vittime della repressione messa in atto dai ribelli, che vantano storici legami con Pechino. Secondo la Lahu Baptist Convention (Lbc), sono oltre 100 le chiese chiuse e almeno tre quelle distrutte. Nella sola area di Mong Pauk, l'esercito etnico ha posto i sigilli a 52 chiese, incluse quelle operate dalla Wa Baptist Convention e dalla Kachin Baptist Convention. A Mong Mau, i ribelli hanno anche disposto la chiusura di una missione cattolica gestita da suore missionarie salesiane ed ordinato l’espulsione delle religiose.

Il segretario generale della Lbc, il rev. Lazarus, dichiara che l’Uwsa ha arrestato 92 dei suoi leader religiosi e che al momento nessuno è stato rilasciato. Quanti sono stati liberati lo scorso 5 ottobre hanno dovuto firmare un documento in cui promettono di pregare solo a casa e non nelle chiese. I sette pastori che si sono rifiutati, sono ancora in stato di fermo. I militanti dell'Uwsa, la maggior parte dei quali segue le religioni tribali, hanno anche sequestrato più di 40 studenti di etnia Wa e, secondo quanto riferito, li hanno costretti a diventare reclute.