Bangladesh, pena di morte per gli spacciatori: ‘blindare’ il voto di dicembre

Il governo di Dhaka inasprisce i controlli sul traffico di sostanze stupefacenti. L’obiettivo ufficiale della proposta di legge è bloccare lo spaccio di pillole di “yaba”, la droga della pazzia. Il motivo ufficioso è vincere le prossime elezioni. Dallo scorso maggio uccise più di 200 persone in “incontri” con la polizia.


Dhaka (AsiaNews) – Pena di morte per i trafficanti di droga. È quanto propone il governo del primo ministro del Bangladesh, signora Sheikh Hasina, in un disegno di legge licenziato dal suo gabinetto lo scorso 8 ottobre. L’obiettivo ufficiale è mettere un freno allo spaccio di stupefacenti e rafforzare il giro di vite contro i trafficanti di metamfetamine, che dallo scorso maggio ha portato alla morte di oltre 200 persone.

Ad AsiaNews fonti locali esprimono perplessità sulla manovra e sottolineano le “modalità sommarie” con cui vengono condotti gli arresti dei trafficanti di droga. Tutti gli spacciatori “sono stati uccisi in quelli che le autorità definiscono ‘incontri’ con la polizia. Chi denuncia la verità, cioè che sono dei veri scontri a fuoco, viene incolpato di diffondere false notizie. La polizia è dura e arrogante. Spesso vengono coinvolte nelle retate anche persone che non c’entrano niente”. Poi rivela: “Dietro l’inasprimento dei controlli, con ogni probabilità vi è il tentativo di blindare il governo in vista delle prossime elezioni di dicembre”.

L’iniziativa di Dhaka è stata criticata dai gruppi che difendono i diritti umani, che paragonano il Paese ad un altro Stato asiatico, le Filippine di Rodrigo Duterte, protagonista di una feroce campagna contro gli spacciatori.

In via ufficiale, la lotta alla droga è frenare lo spaccio di una particolare pillola dal nome “yaba”, stupefacente a basso costo che combina metamfetamina e caffeina. Conosciuta come “droga della pazzia”, la sua assunzione provoca allucinazioni, euforia, aggressività e dipendenza. Lo scorso anno sono state sequestrate circa 40 milioni di pillole, ma sul mercato bengalese si stima che ne circolino 250-300 milioni di pasticche. La pena massima attuale per il possesso delle pillole è di 15 anni di carcere.

Fonti locali si stupiscono della portata dei numeri e riferiscono che “in passato non avevamo mai nemmeno sentito parlare di droga. Invece ora sembra che lo spaccio sia diventato il problema più urgente del Paese”. Secondo gli esperti, le autorità dovrebbero essere più caute nel condurre gli arresti, che rivelano quale sia il reale scopo: controllare il dibattito politico in vista delle elezioni. Poi citano un esempio di come si comporta “normalmente” la polizia: “È diventato sempre più frequente fabbricare in anticipo false denunce. Quando si diffonde la notizia che un avversario politico ha programmato un comizio, gli agenti preparano accuse per assalto alla polizia, tentativo di incendio, minacce, porto d’armi da fuoco. Poi fanno una lista di persone accusate, registrando 25 nomi veri e 200 ignoti. È su tutti i giornali che in una di queste denunce sono state coinvolte una persona che si trovava all’estero, altre due paralitiche costrette in casa e così via. La cosa più grottesca è che le denunce sono partite anche quando poi la manifestazione non ha più avuto luogo”.