Imran Khan difende la liberazione di Asia Bibi. L’apprezzamento dei cristiani
di Kamran Chaudhry

Il premier pakistano si scaglia contro i gruppi radicali islamici che vogliono uccidere i giudici e bloccano il Paese con le loro manifestazioni: “Questi criminali non stanno servendo l’islam. Essi stanno solo giocando per fini politici, per aumentare il loro bacino di voti”. Oggi scuole cristiane ancora chiuse per timori di violenze. Preoccupa anche la sicurezza per le chiese. Musulmani di sinistra in difesa di Asia Bibi.


Lahore (AsiaNews) – Il premier Imran Khan ha chiesto ai suoi connazionali di non sostenere i gruppi radicali islamici che in tutto il Paese stanno manifestando contro la liberazione di Asia Bibi, la donna cattolica assolta dalla condanna a morte per blasfemia.

In un messaggio alla televisione nazionale ieri sera, egli ha criticato “il tipo di linguaggio che essi [questi gruppi] usano”. Ieri, non appena la sentenza è stata resa pubblica, il partito Tehreek-e-Labbaik Pakistan ha spinto i suoi aderenti a manifestare nelle strade e a bloccare il traffico. Manifestazioni si sono tenute a Lahore, Islamabad, Karachi, Multan e altre città. Nei giorni precedenti, lo stesso gruppo ha promesso di uccidere i giudici che avessero liberato Asia Bibi.

“Può – ha detto Iran Khan - funzionare un governo se una persona chiede di assassinare i giudici, rivoltarsi contro i capi dell’esercito e bloccare le strade? Quale errore ha fatto il governo in tutto questo? Stiamo già cercando con fatica di uscire dalle nostre crisi economiche”.

“Un Paese – ha aggiunto – non può essere bloccato per il fatto che non vi piace una sentenza della Corte suprema. La gente sta avendo dei danni; quelli che lavorano a paga giornaliera non possono nutrire i loro bambini. Chiedo a tutti di andare contro questa istigazione. Questi criminali non stanno servendo l’islam. Essi stanno solo giocando per fini politici, per aumentare il loro bacino di voti”.

Mettendo in guardia la popolazione dal danneggiare il Paese, egli ha concluso dicendo: “Lo Stato si assume ogni responsabilità per proteggere vite e proprietà. Non costringeteci a passare all’azione”.

Per timore di assalti e violenze, tutte le scuole del Punjab sono rimaste chiuse ieri e anche oggi. Anche le chiese cristiane temono attacchi.

Leader cristiani e attivisti hanno ringraziato il premier per il suo intervento. Fra questi vi è Samuel Pyara, president del Forum per l’applicazione dei diritti delle minoranze. Pyara era presente ieri nella Corte suprema, alla lettura della sentenza di assoluzione di Asia Bibi. “L’eroe del cricket – dice riferendosi a Khan – ha preso il toro per le corna. Nessuno può prendere in ostaggio lo Stato”.

Pyara spiega di voler incontrare Azam Suleman, Segretario federale degli interni, per discutere con lui “la situazione della sicurezza per le chiese di tutto il Paese”.

Anche Joseph Francis, presidente del Pakistan Christian National Party, apprezza il discorso del premier. “Con molta umiltà - aggiunge - noi chiediamo che le forze di sicurezza agiscano contro i gruppi fanatici che creano problemi all’intera nazione. La polizia deve subito accettare le denunce e lanciare azioni legali contro di loro”.

Farooq Tarik, musulmano, segretario generale del Labor Party, un partito di sinistra, mette in luce il coraggio dei due avvocati che hanno difeso Asia Bibi. Uno di essi, Saif Ul Malouk, è musulmano, e “ha preso a cuore il caso nonostante tutte le pressioni dei religiosi fondamentalisti”. “Entrambi gli avvocati – aggiunge – militano nella sinistra e hanno sempre difeso i diritti umani delle minoranze”.

Per Tariq, finora lo Stato aveva fatto poco per fermare la crescita del radicalismo. “Tutti dobbiamo denunciare in modo inequivocabile i tentativi di creare anarchia e la mancanza di rispetto per la legge. Non possiamo evitare i nostri doveri e lo Stato non deve agire come un imbecille. Tutti noi amiamo il Pakistan”.

Per Peter Jacob, la liberazione di Asia Bibi è “un momento importante e luminoso per il Pakistan, nella lotta contro leggi discriminatorie e l’oscurantismo religioso”, ma occorre vedere se “la Corte suprema sarà utile nel fermare ingiustizie anche nel futuro”.

La situazione, fa notare “è controllata da persone che hanno a loro disposizione mezzi violenti. Per questo le organizzazioni della società civile devono creare un movimento contrario, posto che il governo manifesti la volontà di proteggere la libertà di espressione e di ascoltare voci ragionevoli”.