Il presidente Sirisena dissolve il parlamento, non avendo la maggioranza
di Melani Manel Perera

Nuove elezioni fissate per il 5 gennaio. I partiti accusano il presidente di aver compiuto due atti illegali: far dimettere il premier Wickremasinghe e dissolvere il parlamento. Preoccupazioni da Usa e Gran Bretagna. Lo Sri Lanka, la più antica democrazia in Asia, “messa alla prova”.


Colombo (AsiaNews) – Il presidente Maithripala Sirisena ha sciolto il parlamento la scorsa notte e ha fissato per il 5 gennaio prossimo le elezioni generali. Le candidature verranno accettate fra il 19 e il 26 novembre.

La decisione di dissolvere il parlamento è avvenuta dopo che il partito di Sirisena, lo United People’s Freedom Alliance (UPFA), ha calcolato di non poter avere la maggioranza per sostenere il nuovo candidato premier, l’ex dittatore Mahinda Rajapaksa, scelto da Sirisena al posto di Ranil Wickremasinghe, che si era rifiutato di lasciare il posto.

Lo United National Party (UNP) di Wickremasinghe ha criticato quelli che vengono definiti “due atti illegali” del presidente: le dimissioni di Wickremasinghe e la dissoluzione del parlamento e ha promesso di intervenire presso la Corte suprema.

Lo scontento verso le illegalità del presidente è diffuso anche in altri partiti. Vijitha Herath, del JVC (Janatha Vimukthi Peramuna, Partito per la liberazione del popolo), ha accusato Sirisena di essere “anti-democratico”. “E’ la prima volta nella storia [dello Sri Lanka] – ha detto - che succede una simile crisi e che la prima personalità del Paese non rispetta la legge fondamentale”.

Critiche e preoccupazioni vengono anche dal Dipartimento di Stato Usa e dal governo britannico.

Jayathma Wickramanayake , rappresentante dei giovani all’Onu, in un tweet, ricorda che lo Sri Lanka è la più antica democrazia in Asia. “Costituzione e istituzioni democratiche - ha twittato – subiscono una sfida. Pochi vecchi, a porte chiuse, stanno decidendo il destino della nazione”.