Agra, vietato pregare nella moschea del Taj Mahal per ‘motivi di sicurezza’

L’ordinanza è stata emessa dal Dipartimento archeologico, di nomina governativa. Ai musulmani che vivono in zona è concesso partecipare solo alla preghiera del venerdì; restrizione totale per tutti gli altri visitatori.


Agra (AsiaNews/Agenzie) – Vietato pregare nel piazzale della moschea del Taj Mahal per “motivi di sicurezza”. È quanto ha stabilito il Dipartimento archeologico dell’India (Archaeological Survey of India, Asi), suscitando l’irritazione della comunità musulmana locale, che da anni si raccoglie nel piazzale antistante la moschea, alla sinistra del famoso mausoleo islamico dedicato all’amore eterno.

L’Asi è un istituto di ricerca di nomina governativa, che si occupa della conservazione del patrimonio artistico del Paese. Il 5 novembre ha deciso che per i musulmani che vivono in zona sarà possibile raccogliersi in preghiera solo il venerdì (giorno sacro per l’islam); per tutti gli altri visitatori il bando è totale, anche per coloro che pagano il biglietto d’ingresso del monumento e per i quali finora era prevista la possibilità di osservare il nawaz (preghiera islamica).

Il divieto ha offeso i fedeli musulmani e il gruppo Jamiat-Ulema-e-Hind ha annunciato che sfiderà la decisione nei tribunali. L’imam Azher sottolinea che ha maggior parte di coloro che pregano nella moschea sono residenti del quartiere Tajgani, a circa 500 metri, e hanno piccoli negozi attorno al complesso.

Il famoso mausoleo in marmo bianco di Agra (Uttar Pradesh) risale al 1632 ed è stato fatto costruire dall'imperatore Shah Jahan per custodire la salma della sua preferita Mumtaz Mahal. È considerato un capolavoro dell’arte musulmana in India. Nel 1983 l’Unesco lo ha inserito tra i monumenti Patrimonio dell’umanità; dal 2007 fa parte delle sette meraviglie del mondo. Di recente è tornato alla ribalta della cronaca per alcune controverse decisioni del chief minister Yogi Adityanath: a ottobre 2017 il suo governo nazionalista indù del Bjp (Bharatiya Janata Party) ha deciso di eliminarlo dalle guide turistiche statali; in seguito, dopo essere stato travolto dalle critiche, il guru è tornato sui suoi passi; a gennaio del 2018 ha stabilito un “numero chiuso” di visitatori per salvare il Taj Mahal dall’usura.