Auto-sufficienza e sviluppo: dalle uve di Bali il nuovo vino liturgico della Chiesa indonesiana (Foto)
di Mathias Hariyadi

Soddisferà il 50% del fabbisogno annuale di chiese, parrocchie ed istituti religiosi. Per più di 100 anni la Chiesa indonesiana è dipesa dai prodotti importati da Europa e Oceania. La produzione di un “vino fatto in casa” sancisce la fine di un processo durato anni e partito da un’idea nata nel 2010.


Jakarta (AsiaNews) – Promuovendo una politica di autosufficienza e sviluppo del territorio, la Chiesa indonesiana ha scelto di utilizzare il vino sacramentale prodotto con le uve dei vigneti di Buleleng, reggenza situata sulla costa settentrionale dell’isola di Bali. L’azienda vinicola Sababay, con sede nel distretto di Gianyar, soddisferà il 50% del fabbisogno annuale di chiese, parrocchie ed istituti religiosi.

Lo scorso 29 novembre, nei locali della cantina si è svolta la cerimonia che in via ufficiale ha conferito il “Nihil Obstat” della Conferenza episcopale indonesiana (Kwi) all’utilizzo liturgico del vino prodotto sulla rigogliosa isola. All’evento ha presenziato mons. Petrus Boddeng Timang, vescovo di Banjarmasin (South Kalimantan) e presidente della Commissione episcopale per la liturgia, insieme ad altri sei presuli indonesiani. Tra gli ospiti vi era anche Eusebius Binsasi, a capo del Direttorato generale per la guida della comunità cattolica, organo in seno al ministero per gli Affari religiosi.

La produzione di un “vino fatto in casa” sancisce la fine di un processo durato anni e partito da un’idea nata nel 2010, dichiara ad AsiaNews p. Augustinus Surianto Himawan. Il sacerdote, che dirige il dipartimento della Kwi per gli Affari generali, è stato coinvolto in una serie di incontri ed ha preso parte alle ricerche sul campo insieme a decine di altri attori al di fuori della Conferenza dei vescovi. Per anni, p. Himawan si è occupato dell’importazione del vino sacramentale dall’Australia. “La Sababay – spiega il sacerdote – ha la capacità di produrre almeno 2,1 milioni di litri all'anno. Il nostro fabbisogno nazionale non supera i 40mila. Quest’anno abbiamo concordato che per il biennio 2019-2020 sarà soddisfatto per il 50% dalla cantina. Il restante 50% sarà ancora reperito all'estero”.

Per più di 100 anni la Chiesa indonesiana è dipesa dal vino sacramentale importato da Europa e Oceania. L’anno scorso, i vescovi locali hanno deciso di affidarsi ad un prodotto nazionale: la mossa non solo consentirà di risparmiare ingenti quantità di denaro, ma sosterrà anche gli agricoltori indonesiani a sviluppare la ricerca e la produzione di questo tipo speciale di vino.

(Photo Credit: p. Antonius Haryanto, Mathias Hariyadi e Laurentius Andy).