Huawei e ZTE esclusi dagli appalti giapponesi per questioni di sicurezza

Anche Usa e Gran Bretagna temono i legami fra le due compagnie e i servizi segreti cinesi. Pechino accusa il Canada per l’arresto di Sabrina Meng Wangzhou e critica le condizioni “disumane” in cui ella viene tenuta.


Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Il governo giapponese ha deciso di escludere da appalti pubblici legati alla telecomunicazione i giganti cinesi del settore, la Huawei e la ZTE, citando questioni di sicurezza. In tal modo il Giappone va ad aggiungersi a una lista di nazioni giunte alla stessa conclusione.

Il primo passo è stato compiuto dagli Usa che nell’estate scorsa hanno emanato una legge per bandire l’uso di prodotti tecnologici di Huawei e ZTE, preoccupati del loro legame con i servizi segreti cinesi.

La scorsa settimana è stata la volta di British Telecom, che ha escluso la Huawei dall’operare per la rete 5G in Gran Bretagna. L’MI6, lo spionaggio inglese, ha infatti messo in guardia dall’uso degli strumenti della compagnia cinese per rischi potenziali alla sicurezza.

Huawei ha sempre negato di essere legata ai servizi segreti cinesi. In passato essa è stata accusata anche di rubare tecnologia dalle ditte occidentali e di mettere in crisi le ditte rivali con prezzi stracciati dei suoi prodotti. In ogni modo, secondo esperti del settore, al momento Huawei sta investendo nella ricerca e sviluppo come e più delle compagnie concorrenti.

Ma non tutto il mondo occidentale è d’accordo. La scorsa settimana Huawei ha firmato un contratto con la compagnia nazionale portoghese dei telefoni per lo sviluppo della rete 5G. Anche l’Italia lavora da tempo in collaborazione con il colosso cinese.

L’esclusione di Huawei e ZTE da alcuni Paesi rappresenta un nuovo capitolo nella guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina. Nei giorni scorsi – su richiesta degli Stati Uniti - il Canada ha arrestato la vice-presidente della Huawei, Sabrina Meng Wangzhou (v. foto). Ella è accusata di aver commerciato con l’Iran, contravvenendo alle sanzioni imposte all’Iran dal 2009 al 2014. Arrestata a Vancouver lo scorso primo dicembre, rischia ora di essere estradata negli Stati Uniti e condannata fino a 30 anni di prigione.

Proprio oggi Pechino ha accusato il Canada di non aver avvisato in tempo il governo dell’arresto e ha dichiarato che le condizioni in cui la Meng vive sono “disumane”.

La ZTE, la seconda produttrice cinese di strumenti di telecomunicazioni, è stata colpita nel 2017 da una multa per aver venduto tecnologie all’Iran. Lo scorso aprile gli Usa hanno messo un bando ai prodotti ZTE perché la compagnia ha commerciato con Nord Corea e Iran e ha vietato l’export di componenti Usa alla ZTE, che è stata costretta a chiudere alcuni rami della sua produzione.