Inaugurata la mostra ‘Mediterraneo’ per le monache trappiste in Siria

Esposti i quadri del pittore svizzero Mauro Valsangiacomo. Il Mediterraneo, anche col dramma dei profughi, è “una distesa d’acqua da cui emergono forme” non finite, “le possibilità di un futuro ancora sconosciuto, ma positivo, pieno di speranza”. Il nuovo monastero delle suore trappiste darà lavoro alle donne rimaste sole e speranza ai giovani, aiutando i cristiani a rimanere in questa terra.


Roma (AsiaNews) – Si è aperta ieri alle 18, nel salone delle esposizioni di AsiaNews, la mostra dal titolo “Mediterraneo”, che raccoglie opere di Mauro Valsangiacomo. Il pittore svizzero ha messo a disposizione i suoi quadri per sostenere la costruzione del monastero delle suore trappiste “Nostra Signora della pace” ad Azeir in Siria.

Spiegando al pubblico intervenuto il senso della sua pittura, Valsangiacomo ha detto che nei suoi quadri egli ritrae “il Mediterraneo, il mare, una distesa d’acqua da cui emergono forme colorate che si incontrano e si depositano”. La sua intuizione è nata dall’essere colpito dall’epopea dei migranti che solcano quel mare per trovare rifugio e possibilità di sopravvivenza, perfino a rischio della vita. Anche questo elemento, così caratteristico dei giorni nostri, fa parte della vocazione del Mediterraneo, da sempre luogo di incontro fra culture e popoli. Il non-finito, caratteristico della sua pittura, e i colori caldi usati vogliono esprimere “le possibilità di un futuro ancora sconosciuto, ma positivo, pieno di speranza”.

P. Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews, ha sottolineato che il dramma del Mediterraneo, con “fatti di sangue e di speranza” comprende anche la Siria, dove è in atto una guerra che dura da sette anni e che ha fatto quasi 500mila morti. Ma anche in essa vi sono segni di speranza, come la comunità trappista delle suore di Azeir, quasi tutte italiane, che sono rimaste nel Paese in tutti questi anni di guerra, stando vicine alla popolazione e ai profughi interni. Citando una lettera della superiora del monastero, Madre Marta, egli ha messo in luce che la costruzione del nuovo monastero “aiuta i cristiani a rimanere in quella terra, come è desiderio di papa Francesco” e sostiene i giovani ad avere fede e speranza. Inoltre, il monastero è divenuto un laboratorio che offre lavoro a molte donne rimaste sole a sostenere la famiglia, dopo che i loro mariti sono stati uccisi o sono emigrati altrove. “Noi – dice suor Marta - abbiamo bisogno come monastero di crearci un lavoro per vivere, e così tante donne dei nostri villaggi. Non potremo fare moltissimo, ma almeno dare lavoro a qualche famiglia sì…e se si incomincia, altri saranno incoraggiati a fare lo stesso, a cercare soluzioni possibili e creative…Questa è stata l’idea che ci ha mosso”.

 

Chi volesse aiutare a sostenere la costruzione del monastero di Azeir, può farlo secondo le seguenti modalità:

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