Kerala, continua la protesta per l’ingresso delle donne in un tempio indù

I nazionalisti hanno decretato uno sciopero generale in tutto lo Stato. Ieri due signore di circa 40 anni sono entrare nel tempio di Sabarimala. Un manifestante è morto negli scontri. Sacerdote cattolico: “Se le tradizioni religiose sono obsolete, vanno cambiate. Ma non lo deve fare né il governo né un tribunale”.


Thiruvananthapuram (AsiaNews) – Violente proteste sono esplose in Kerala dopo che ieri due donne di oltre 40 anni sono riuscite a entrare nel tempio indù di Sabarimala. Le due signore, Bindu Ammini, 42, e Kanaka Durga, 44, hanno scritto la storia in India, Paese in cui diversi templi indù non consentono l’accesso alle donne in età fertile per non offendere la castità degli dei “celibi”. Le donne hanno scalato la collina che porta al tempio, fatto incursione nel complesso e sono riuscite a pregare nel sancta sanctorum. Nel frattempo in tutto lo Stato più di tre milioni e mezzo di donne hanno dato vita ad una catena umana lunga 620 km, per riaffermare il loro diritto all’uguaglianza e a pregare.

Il gesto di Bindu Ammini e Kanaka Durga ha scatenato la rabbia dei radicali indù. Negli scontri tra nazionalisti del Bjp (Bharatiya Janata Party) e membri del partito comunista Cpi (M) è morta una persona. La vittima si chiamava Chandran Unnithan e aveva 55 anni. L’uomo faceva parte del Sabarimala Karma Samithi, il gruppo che si oppone all’ingresso delle donne e oggi ha decretato uno sciopero generale nello Stato indiano. Stando alle ricostruzioni degli inquirenti, egli è stato colpito tra una pietra mentre manifestava nelle file del Bjp.

La vicenda del tempio di Sabarimala occupa le prime pagine dei giornali da mesi. Ha acquistato maggiore considerazione quando a settembre la Corte suprema indiana ha eliminato il bando riservato alle donne. Gli indù ortodossi considerano “impure” le donne in età fertile (dai 10 ai 50 anni) e per questo ne impediscono l’accesso al tempio. Accesso che invece non viene negato ai transessuali. Ad AsiaNews p. Varghese Pirul, della diocesi di Arnakulam, fa notare che “esistono molti luoghi in cui è vietato l’accesso, come i tribunali, il Parlamento, l’altare durante la messa”. Secondo il sacerdote, “le tradizioni religiose vanno rispettate. Allo stesso tempo, se una tradizione è obsoleta, le persone vanno educate al cambiamento e in seguito le autorità [religiose] devono effettuare il cambiamento”. “Ma l’autorità – avverte in conclusione – non deve essere né il governo né il tribunale”.