Natale in Laos: Rinnovare la fede in Cristo, nel ricordo dei beati martiri

Religiosa delle Suore della Carità: “Ricordiamo sempre e siamo grati ai missionari che hanno gettato i semi della fede in Cristo nel cuore dei laotiani”. Il racconto delle celebrazioni degli abitanti del villaggio di Nasay, un tempo animisti e ora quasi tutti cattolici.


Vientiane (AsiaNews) – Le celebrazioni natalizie sono per i cattolici laotiani una gioiosa occasione per “rinsaldare la fede in Cristo e ricordare il sacrificio dei martiri”. Lo afferma suor Anna, delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. La religiosa racconta ad AsiaNews come i fedeli hanno trascorso il Natale presso il villaggio di Nasay, nella provincia centrale di Savannakhet.

P. Philippe Thin, 83enne sacerdote diocesano, da molti anni cura la pastorale di questa comunità. A sostenerlo nella sua opera, vi sono le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. In Laos, dove dal 1975 è impedito l’ingresso ai missionari stranieri, le vocazioni sono diminuite negli ultimi anni. Ciò nonostante, religiosi e religiose, continuano a promuovere la fede cattolica nelle città e soprattutto nei villaggi. È in occasioni come il Natale che questa trova la sua espressione più visibile.

Gli oltre 1.500 abitanti di Nasay, un tempo animisti, sono quasi tutti cattolici e ogni anno celebrano battesimi di bambini e adulti. “La fede di questi cristiani è salda”, afferma suor Anna. “Ogni anno – prosegue – festeggiano la nascita del Cristo con molta allegria e durante tutto l’Avvento preparano i loro cuori ad accogliere la Parola di Dio”.

Le celebrazioni di Natale si aprono anzitutto con il sacramento della confessione, seguito dalla processione e dall’adorazione del Bambino Gesù. La comunità si riunisce dunque per la messa della Vigilia e per quella di Natale. A chiudere le celebrazioni, i fedeli prendono parte ad uno spettacolo natalizio, che termina con danze e giochi. “Nel villaggio di Nasay – racconta suor Anna – il Natale è una festa davvero eccezionale: tutti vi prendono parte in modo attivo. Ai laotiani piace ripetere spesso ‘Muan lai!’, che vuol dire ‘Tanta gioia’”.

“Ricordiamo sempre e siamo grati ai missionari che hanno gettato i semi della fede in Cristo nel cuore dei laotiani con il loro sangue. Canonizzati nel 2016 da papa Francesco, i 17 beati martiri del Laos sono una bella testimonianza per la Chiesa locale. Rendiamo grazie a Dio per tanta grazia ricevuta, che il Bambino Gesù continui a nascere nei nostri cuori e ci riempi di gioia e di fede, affinché siamo suoi testimoni nella vita quotidiana”, afferma la religiosa.

I 17 martiri sono stati uccisi in Laos tra il 1954 e il 1970 dai miliziani comunisti del Pathet Lao. Di loro, sei sono di nazionalità laotiana, mentre 10 sono missionari delle Missions Etrangères de Paris (Mep) e dell’Omi. Dell’elenco fanno parte anche p. Mario Borzaga Omi e il catechista Paolo Thoj. I due sono stati uccisi giovanissimi – il primo a 28 anni, l’altro a 19 – nel 1960 da guerriglieri comunisti mentre si recavano in visita ai villaggi dell’etnia Hmong.

Le Suore della Carità operano in Laos dal 1934. Attualmente le religiose sono presenti in 14 comunità, presso i principali centri urbani del Paese: Luang Phrabang, Vientiane, Thakhek, Savannakhet et Paksé. Sono impegnate nella pastorale dei bambini, dei giovani, nella cura degli ammalati. In quattro case famiglia accolgono giovani ragazze in difficoltà, per permettere loro di studiare. Le religiose gestiscono anche una scuola per sordo-muti a Luang Phrabang, una scuola materna a Vientiane e una a Savannakhet.

In Laos, quella cattolica è una piccola minoranza: i suoi fedeli sono circa 45mila e rappresentano lo 0,7% dei 7,1 milioni di abitanti del Paese. La situazione della Chiesa in Laos rimane delicata, poiché il governo esercita un rigoroso controllo sulle religioni e non intrattiene relazioni diplomatiche con la Santa Sede. I difficili rapporti tra Chiesa e Stato si accentuano soprattutto nei governi locali e cittadini.