Guerra dei dazi e rallentamento economico: crescono le proteste di operai lasciati senza salario

Di fronte alle difficoltà, i padroni delle aziende non pagano salari e pensione. Almeno 35 scioperi negli ultimi tre mesi del 2018. Coinvolte ditte manifatture di confezioni e di ricambi per auto.


Hong Kong (AsiaNews) – La guerra dei dazi fra Cina e Stati Uniti, il rallentamento dell’economia in tutto il Paese stanno facendo lievitare decine di proteste fra operai di industrie manifatturiere. La causa è una sola: gli operai vengono lasciati senza salario. È quanto documenta il China Labour Bulletin (Clb) in un dispaccio diffuso oggi.

Il Clb, con base ad Hong Kong, opera per sensibilizzare il mondo sulla situazione operaia in Cina e sostiene l’urgenza della nascita di sindacati liberi nel Paese.

Secondo il Clb, negli ultimi tre mesi del 2018, sotto la pressione della guerra dei dazi e del generale rallentamento dell’economia cinese, nel sud del Paese vi sono state decine di scioperi ad oltranza: 16 nel Guangdong, 12 nel Jiangsu, 7 nel Fujian, quasi la metà di tutte le proteste nell’intero settore manifatturiero.

“Il non pagamento dei salari – si afferma - è la causa primaria delle proteste. Nel tentativo di salvare la loro impresa in momenti difficili, i padroni delle aziende hanno smesso semplicemente di pagare i salari. Un altro importante fattore è il mancato pagamento della pensione. Senza lavoro e senza pensione e con pochissimo aiuto da parte dei governi cittadini e degli uffici del lavoro, gli operai non hanno altra scelta che organizzare proteste collettive per ricevere ciò che è loro dovuto”.

Fra le compagnie colpite dagli scioperi il Clb elenca una fabbrica di confezioni a Panyu (Guangdong), una fabbrica di produzione di pezzi di ricambi per auto a Zhuwei (Jiangsu); la Toyo Fashion, compagnia di confezioni, a Fuzhou (Fujian).