Bangkok, dal re il decreto per le prime elezioni dal golpe

I militari hanno rovesciato l'amministrazione di Yingluck Shinawatra nel maggio 2014. Il decreto stabilisce l’inizio ufficiale della campagna elettorale. A sfidarsi partiti legati alla giunta o all’ancora influente famiglia Shinawatra.


Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Il re della Thailandia ha emesso un decreto reale che sancisce le prime elezioni generali dopo il colpo di Stato del 2014. È quanto annuncia oggi il Palazzo, aggiungendo che il provvedimento, pubblicato sulla Royal Gazette, concede alla Commissione elettorale del regno cinque giorni per annunciare la data del voto.

Le elezioni saranno le prime da quando i militari hanno rovesciato l'amministrazione di Yingluck Shinawatra nel maggio di cinque anni fa. Da allora, la giunta ha riscritto la costituzione ed esercitato uno stretto controllo sul dissenso, conferendo incarichi governativi ai principali alleati.

Il governo militare aveva dichiarato in precedenza che le elezioni si sarebbero tenute non più tardi della fine di febbraio. Secondo gli osservatori, la tardiva firma del sovrano 66enne Maha Vajiralongkorn può significare che esse saranno rimandate per diverse settimane. Il decreto stabilisce l’inizio ufficiale della campagna elettorale, anche se una serie di nuovi partiti – tra cui alcuni allineati ai militari, altri alla tuttora influente famiglia Shinawatra – sono già impegnati in incontri e attività di reclutamento.

Gli analisti sostengono che l'esercito stia pianificando un ritorno al governo attraverso il partito Phalang Pracharat e che il primo ministro Prayut Chan-O-Cha miri al ruolo di leader civile dopo le elezioni. La formazione politica ha condotto una campagna di reclutamento nella tradizionale base rurale di Yingluck e di suo fratello Thaksin, anch’egli rovesciato da un precedente colpo di Stato nel 2006. Molti si chiedono se il Pheu Thai, partito legato agli Shinawatra, possa ancora contare sulla lealtà delle sue roccaforti elettorali anche senza la guida dei due fratelli. Entrambi restano in esilio per evitare condanne che dicono essere politicamente motivati.