Naypyidaw, il 40% del debito pubblico in mano a Pechino

L’on. Daw Cho Cho: “Restituire il denaro quanto prima”. È cinese il 97% dei prestiti accumulati dal Paese tra il 1988 ed il 2011. Pechino impone alti tassi d’interesse. Chiesta l'adozione urgente di una strategia per la gestione del deficit. Il senatore U Than Soe suggerisce: “Alla Cina, riso anziché dollari”.  


Naypyidaw (AsiaNews/Agenzie) – Il Myanmar è in debito con i finanziatori internazionali per un totale di 10 miliardi di dollari, oltre quattro dei quali dovuti alla Cina. Parlamentari dell’Unione sollecitano il governo birmano a restituire i prestiti ricevuti da Pechino nei tempi più rapidi possibili: i tassi di interesse imposti dalle autorità cinesi, in alcuni casi superiori al 4,5%, sono i più alti tra tutti quelli degli altri Paesi.

Due giorni fa, il parlamento di Naypyidaw ha discusso a camere riunite l’ultimo rapporto sul debito del Paese, redatto dal Comitato congiunto per i conti pubblici. Daw Cho Cho, parlamentare della Camera bassa, ha dichiarato ai colleghi dell’Assemblea: “Ci è consentito rimborsare qualunque importo, nel momento che riteniamo più opportuno. Per questo dovremmo restituire i presiti cinesi quanto prima. Essi rappresentano il 40% del debito nazionale”.

Secondo i dati forniti dal governo, il Myanmar ha accumulato prestiti per circa 4 miliardi di dollari Usa fino al 1988 e altri 2,7 miliardi fino al 2011 – il 97% dei quali dovuto alla Cina. Naypyidaw ha ricevuto altri 3,1 miliardi in prestiti tra il 2011 e il 2016. Da allora, nelle casse dello Stato sono entrati ulteriori 91 milioni. Per finanziare diverse cooperative nazionali, la precedente legislatura ha approvato prestiti per 300 milioni dalla Export-Import Bank of China, con un tasso d’interesse del 4,5%.

Il senatore U Than Soe ha chiesto l'adozione urgente di una strategia per la gestione del debito, per organizzare il rimborso dei prestiti a Pechino. Citando esempi internazionali, il politico ha suggerito di restituire i prestiti cinesi sotto forma di riso, poiché la maggior parte del cereale prodotto nel Paese viene esportato in Cina attraverso il confine orientale. I parlamentari attendono ora risposte dal governo. Fra quattro giorni, i ministri dell'Unione affronteranno il tema del debito pubblico in parlamento.

Negli ultimi mesi, è sempre più diffusa tra i Paesi asiatici la preoccupazione per la cosiddetta “trappola del debito” della superpotenza cinese. Sempre più statisti affermano che il modello di business promosso da Pechino nel contesto della Belt and Road Initiative (Bri) mette in pericolo gli interessi nazionali. Lo scorso novembre, il governo delle Maldive ha accusato la Cina di “gonfiare i prezzi dei progetti per le infrastrutture, al fine di indebitare le nazioni”. Nello stesso mese, Pechino ha respinto l’idea che l’economia dello Sri Lanka sia intrappolata dal deficit.

A dicembre scorso, il governo indonesiano ha offerto agli investitori cinesi nuovi progetti per un valore di 60 miliardi di dollari Usa, escludendo però “prestiti da governo a governo”. I rapporti tra Cina e Malaysia sono tesi da quando il primo ministro Mahathir Mohamad è salito al potere, lo scorso maggio. Dando seguito a quanto promesso in campagna elettorale, per evitare eccessivi debiti Mahathir ha disdetto più di 20 miliardi di dollari Usa di progetti assegnati a società cinesi.