Ortodossi russi europei fra Costantinopoli e Mosca
di Stefano Caprio

Le chiese dell’emigrazione russa erano sotto la protezione del Patriarca di Costantinopoli durante il periodo sovietico. Dopo la rottura fra Bartolomeo e Kirill, rischiano di essere assorbite nel mondo bizantino greco. Il rischio di perdere l’identità russa. Lettera del metropolita Joann a Bartolomeo I.


Roma (AsiaNews) - Il patriarcato di Costantinopoli ha sospeso a divinis per tre mesi il padre Dionisij Bajkov (v. foto), prete ortodosso in servizio a Sanremo presso la storica chiesa intitolata al Santissimo Salvatore, a Santa Caterina e a San Serafino di Sarov. Si tratta di una delle chiese dell’arcidiocesi russa soppressa lo scorso novembre dal patriarcato ecumenico, alle quali è stato intimato di smettere di commemorare il proprio arcivescovo, di unirsi al clero delle metropolie greche, di considerare le parrocchie e comunità come parte di queste metropolie, e infine di consegnare tutti i documenti richiesti e i registri parrocchiali.

La sospensione è stata decisa dal metropolita Gennadios (Zervos), capo degli ortodossi greci in Italia, con sede a Venezia. Padre Bajkov ha ignorato le sue direttive, e ha continuato a commemorare l’arcivescovo di Parigi Ioannis di Chariopoulis, al secolo Jean Renneteau, un francese 76enne nato a Bordeaux, che rappresenta la storica “ortodossia francese” originata dall’emigrazione russa degli anni successivi alla rivoluzione. Inoltre, il parroco di Sanremo non si è presentato alla riunione convocata a Venezia lo scorso 23 gennaio. Come lui, anche altri sacerdoti in Italia hanno disertato la convocazione a Venezia, e si attendono a giorni ulteriori sospensioni e minacce.

La chiesa di Sanremo è forse la più famosa tra le chiese ortodosse italiane; come ha ribadito lo stesso padre Dionisij in un’intervista alla Nezavisimaja Gazeta, “è il biglietto da visita della città, e viene mostrata in tutte le carte turistiche, per questo è da tempo nel mirino dei greci. Per evitare polemiche, la terremo chiusa fino al 23 febbraio, quando ci sarà l’assemblea della nostra Arcidiocesi”. Il parroco ha anche aggiunto che è pronto, se necessario, a “sprangare le porte”. Anche altri sacerdoti, nei 10 Paesi che compongono l’esarcato di Parigi, hanno deciso di astenersi per il prossimo mese da tutte le celebrazioni liturgiche.

Il conflitto tra greci e russi in Europa è ricorrente, per le diverse sensibilità delle due comunità ortodosse etniche. La convivenza sotto la giurisdizione costantinopolitana risale al periodo successivo alla rivoluzione, quando i russi emigrati trovarono in parte accoglienza nel patriarcato ecumenico, ma è stata riattizzata in modo esplosivo dopo le liti tra Mosca e Costantinopoli degli ultimi mesi, che hanno portato alla creazione della Chiesa ucraina autocefala (tra i “russi europei” vi sono molti ucraini e moldavi).

Lo scorso settembre, appena diffusa la notizia che Bartolomeo avrebbe concesso l’autonomia agli ucraini, alcuni sacerdoti della comunità russa europea hanno cominciato ad agitarsi. Già a ottobre l’arciprete Georgij Blatinskij, in servizio presso l’altra prestigiosa chiesa della Natività e san Nicola a Firenze, aveva annunciato la decisione di lasciare i greci per tornare sotto l’autorità del patriarcato di Mosca. Probabilmente per tagliare di netto ogni polemica, a novembre l’arcidiocesi russa è stata soppressa, eliminando ogni ambiguità tra greci e russi nelle strutture del patriarcato.

Di fronte a questa svolta imprevista, a fine dicembre il patriarca di Mosca Kirill ha preso la decisione di ristrutturare la rete delle chiese russe nei Paesi europei, nominando il giovane vescovo Ioann (Roščin), da poco inviato in Italia, col titolo di metropolita di Korsun e di tutta l’Europa occidentale, con sede a Parigi. Una delle finalità di tale nomina è proprio la volontà di attrarre alla giurisdizione moscovita i sacerdoti russi delusi da Costantinopoli, che in parte risalgono alla diaspora post-rivoluzionaria, ma in parte ancora maggiore erano fuorusciti proprio dal patriarcato moscovita.

Il prossimo 23 febbraio si terrà l’Assemblea dell’ormai ex-arcidiocesi greco-russa, che dovrà decidere se assoggettarsi a Costantinopoli e perdere la propria identità, o cercare un accordo con Mosca, sperando di conservare almeno una parvenza di autonomia. Nel frattempo, il vescovo Ioann di Charioupolis ha inviato una densa e rispettosa lettera a Bartolomeo, che ripercorre la storia della comunità russa europea e difende le ragioni di una visione ecclesiologica molto particolare.

I russi europei, infatti hanno cercato in questo secolo di mantenere insieme l’identità russa, che sembrava essere stata cancellata dai sovietici in patria, la tradizione bizantina e l’integrazione nell’Europa democratica e secolarizzata. Fedeltà e innovazione, due concetti difficili da armonizzare anche per cattolici e protestanti, tanto più per una Chiesa spesso indifesa di fronte ai marosi della storia e della politica, come quella ortodossa, oggi messa nuovamente alla prova come forse mai prima.