Si è dimesso il ministro iraniano degli Esteri, artefice dell’accordo nucleare

A dare l’annuncio lo stesso Mohammad Javad Zarif in un post sul proprio profilo Instagram. Egli si è scusato di "non poter continuare” con l’incarico e per “tutte le mie mancanze”. Ieri non ha presenziato alla visita (a sorpresa) del presidente siriano Assad in Iran. Le ultime tensioni con il Gruppo di azione finanziaria internazionale.


Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Si è dimesso Mohammad Javad Zarif, capo della diplomazia di Teheran e grande artefice dell’accordo nucleare (Jcpoa) del 2015, poi sconfessato dall’attuale amministrazione Usa che ha disposto l’introduzione delle sanzioni più dure della storia. In un post pubblicato nella serata di ieri sul proprio profilo Instagram, l’ormai ex ministro iraniano degli Esteri si è scusato “per non essere più capace di continuare” l’incarico e “per tutte le mie mancanze, nell’esercizio delle mie funzioni”. 

In queste ore fonti ufficiali hanno confermato le dimissioni del 59enne diplomatico, con studi negli Stati Uniti alle spalle e un dottorato in diritto internazionale all’università di Denver. Il presidente iraniano Hassan Rohani avrebbe accettato la scelta del suo ex ministro; ora la parola passa alla guida suprema, l’ayatollah Khamenei, cui spetta l’ultima parola sugli incarichi di governo. 

Zarif ha guidato la politica estera di Teheran durante il primo mandato del moderato Rouhani, dal 2013 al 2017 ed è stato confermato nell’incarico all’indomani della vittoria per un secondo turno. “Sono assai riconoscente al popolo iraniano - ha aggiunto il diplomatico - e ai suoi rispettabili dirigenti, per la magnanimità di cui hanno fatto prova in questi 76 mesi”. 

Egli ha guidato le trattative sul versante iraniano che hanno portato alla firma dello storico accordo del 2015 fra la Repubblica islamica e il Gruppo del 5+1 (Cina, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Russia e Germania), che hanno messo fine a 12 anni di crisi sulla questione nucleare. Sul fronte interno, Zarif è considerato una vera e propria bestia nera per gli ultraconservatori che negli ultimi mesi hanno rafforzatole critiche. Gli attacchi personali sono aumentati in modo esponenziale in seguito alla scelta dell’attuale presidente americano Donald Trump di ritirarsi in modo unilaterale dall’accordo, che resta in vigore per l’Europa e il resto della comunità internazionale. 

L’annuncio delle dimissioni è inoltre giunto a poche ore dalla visita a sorpresa a Teheran del presidente siriano Bashar al-Assad, che ha incontrato ieri Khamenei e Rouhani. Secondo l’agenzia ufficiale Isna, Zarif non era presente a nessuno dei due eventi. 

Il 24 febbraio l’ex ministro ha criticato la decisione del Gruppo di azione finanziaria internazionale (Gafi) di imporre all’Iran un termine ultimo (entro giugno) per conformarsi alle norme internazionali contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. L’adozione delle misure legislative per le quali Teheran si è impegnata verso il Gafi - essenziali per il funzionamento del meccanismo di commercio con l’Ue - sono oggetto di un braccio di ferro fra il governo e il Parlamento da un lato e degli organi di controllo del sistema politico dall’altro.

Questi ultimi, peraltro, sono nelle mani degli ultraconservatori e rappresentano un ostacolo alle iniziative riformiste e modernizzatrici di Rouhani.