Lenin Raghuvanshi: L’ipocrisia di Modi, che lascia morire i dalit nelle fogne

A Varanasi sono deceduti due fuori casta. Per propaganda elettorale, il primo ministro si è fatto riprendere mentre lavava i piedi ad alcuni lavoratori che raccolgono a mano le feci. Attivista indiano: “I morti non interessano a nessuno perché sono intoccabili”.


Varanasi (AsiaNews) – Due uomini dalit sono morti asfissiati a Varanasi (Uttar Pradesh) mentre pulivano le fogne in vista di un comizio elettorale del premier indiano Narendra Modi, atteso nella città l’8 marzo. Per tradizione, la pratica della raccolta manuale dei rifiuti è affidata ai dalit, la comunità più discriminata dell’India. Ad AsiaNews Lenin Raghuvanshi, attivista per i dalit e direttore esecutivo del Peoples’ Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr) di Varanasi, dichiara: “Questa è l’ipocrisia di Modi, che lascia morire i raccoglitori manuali dei rifiuti. Egli non fa nulla per migliorare le condizioni di vita della comunità dalit. Investe solo nell’economia, non per liberare gli intoccabili dalla discriminazione di casta”.

Le vittime si chiamavano Rajesh Paswan, originario di Motihari (in Bihar), e Chandan, residente del quartiere di Shivpur. L’incidente è avvenuto il 28 febbraio vicino Kali Mandir, nell’area di Pandeypur. Raghuvanshi racconta: “I due sono entrati in una conduttura fognaria che era stracolma. Ad un certo punto, un altro tunnel ha iniziato a tracimare e un muro li ha sepolti. Sono morti soffocati. Non c’era nessuno ad aiutarli. I soccorritori li hanno estratti solo otto ore dopo”. Secondo l’attivista, quando i lavoratori sono impegnati in un’operazione, “dovrebbero sempre essere accompagnati da altre persone di scorta, che possano intervenire in caso di pericolo”.

Varanasi è il collegio elettorale del primo ministro e qui è attesa una grande partecipazione di sostenitori. L’attivista indiano lamenta un comportamento contraddittorio da parte del premier. Infatti appena una settimana fa, egli è stato ripreso dalle telecamere di tutte le televisioni indiane mentre lavava i piedi ad alcuni pulitori di bagni. Per l’India, dove vige un’antica forma di esclusione degli ex paria, il gesto ha avuto una grande risonanza.

Gli attivisti per i diritti umani lamentano però che la “lavanda dei piedi” sia stata piuttosto una trovata elettorale del premier. Infatti il luogo in cui essa è avvenuta non è stato casuale: era il pellegrinaggio del Kumbh Mela, dove campeggiavano migliaia di poster con l’immagine del capo del governo a scopo propagandistico. Dopo essersi immerso nelle acque del fiume Gange, Modi si è accovacciato davanti ad alcuni netturbini (safai karamchari).

Il gruppo Safai Karamchari Andolan, che combatte la pratica della raccolta manuale dei rifiuti, riporta: “Nel 2018 almeno 105 lavoratori sono morti mentre svuotavano le fogne. Nel 2019, le vittime sono già 13”. La vera questione, afferma a The Newsclick il presidente Bezwada Wilson, “non è fornire indumenti adatti alla sicurezza. Ciò che vogliamo è che nessun essere umano entri più nelle fogne e nelle fosse biologiche”. Raghuvanshi conclude: “Al premier non interessano questi morti, perché i rifiuti vengono raccolti dagli intoccabili”.