Pulitori delle fogne: le promesse non mantenute di Narendra Modi

Il Movimento dei raccoglitori manuali di rifiuti lancia il suo primo manifesto politico. Per tradizione, la pulizia delle fogne è affidata ai dalit. Negli ultimi 10 anni almeno 1.800 lavoratori sono morti annegati negli escrementi.


New Delhi (AsiaNews) – Il premier Narendra Modi ha tradito le promesse fatte: è la denuncia del Safai Karmachari Andolan (Ska), il Movimento degli spazzini in India, che chiede “scuse incondizionate da parte del primo ministro per l’ingiustizia storica compiuta contro il nostro popolo con la raccolta manuale dei rifiuti”. Per la prima volta nella storia del Paese, l’associazione presenta il proprio manifesto elettorale alla vigilia delle elezioni generali, che iniziano giovedì 11 aprile. Il documento è uno schiaffo al primo ministro, colpevole di non aver fatto nulla negli ultimi cinque anni di governo per migliorare le condizioni dei pulitori delle fogne, che continuano a morire in migliaia asfissiati e annegati negli escrementi.

Il manifesto dell’Ska è stato presentato all’Indian Social Institute di New Delhi il 4 aprile. In seguito il presidente Bezwada Wilson, che per il suo impegno nel 2016 è stato premiato con il “Nobel asiatico”, ha diffuso i 10 punti del programma con una serie di post sul suo profilo Twitter. I raccoglitori di rifiuti chiedono l’abolizione della discriminazione di casta che li relega a svolgere l’impiego più degradante che ci sia: prelevare a mano dalle fogne gli escrementi umani, senza l’uso di guanti o tute protettive.

I lavoratori si riferiscono in particolare alle promesse fatte di recente da Modi. Lo scorso febbraio su tutti i giornali e le televisioni indiane troneggiavano le immagini del premier che lavava i piedi a cinque raccoglitori manuali di rifiuti (v. foto). La notizia della “lavanda dei piedi” ha fatto il giro del Paese prima di tutto perché i cinque lavoratori sono dalit, gli ex paria su cui in India si abbatte tuttora la condanna dell’intoccabilità. In secondo luogo perché il primo ministro prometteva a tutta la categoria di abolire la pratica della raccolta degli escrementi e migliorare i contratti di lavoro.

Il gruppo contesta anche i numeri diffusi dalle autorità: secondo il governo, in tutto il Paese ci sarebbero tra i 14mila e i 31mila pulitori di fogne; secondo lo Ska invece, i raccoglitori manuali sono 770mila. L’associazione riporta che negli ultimi 10 anni sono morte asfissiate circa 1.800 persone, di cui 31 negli ultimi tre mesi.

Tra le altre cose, il movimento chiede una tessera del “Diritto alla vita – Articolo 21 [della Costituzione]” che assicuri libero e diretto accesso all’istruzione, alle cure sanitarie, ad un impiego dignitoso; lo stanziamento dell’1% del budget dell’Unione al miglioramento delle condizioni dei lavoratori; un ministero separato per la loro “liberazione e riabilitazione”; da uno a 10 milioni di rupie (da circa 12.700 a 127.600 euro) di risarcimenti per le vittime.