Polizia del Kerala: ‘falsificati’ i documenti che accusano il card. Alencherry

Il capo della Chiesa siro-malabarese è indagato da marzo 2018. Un fedele accusa lui e altri tre di aver svenduto alcuni terreni dell’arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly. Un ricorso a difesa del cardinale sostiene che le prove volevano screditarlo prima del Sinodo scorso.


New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – I conti bancari presentati come prove contro il card. George Alencherry, capo della Chiesa siro-malabarese (uno dei tre riti della Chiesa cattolica indiana), “sono stati falsificati”. Lo ha stabilito la polizia del Kerala dopo mesi di indagini. I documenti cui fanno riferimento gli agenti sono quelli inerenti allo scandalo per la svendita di terreni di proprietà della Chiesa in cui il cardinale era stato coinvolto lo scorso anno. Un ricorso presentato a difesa del cardinale sostiene che le prove sono state fabbricate per screditarlo prima del Sinodo dei vescovi, che si è tenuto a in Vaticano lo scorso ottobre.

Il gruppo di investigatori riporta che il cardinale indiano non è in possesso di nessun conto bancario, come invece sostenuto dall’accusa. K A Vidyadharan, vice-sovrintendente di polizia di Aluva, dichiara: “È stato provato che il cardinale non possiede conti bancari utilizzati per il trasferimento di denaro […] Tuttavia non abbiamo ancora scoperto la fonte che ha falsificato i documenti”.

Il procedimento contro il card. Alencherry, due sacerdoti (p. Joshy Puthuva e p. Sebastian Vadakkumpadan) e l’intermediario Saju Varghese risale allo scorso marzo, quando l’Alta corte del Kerala ha ordinato l’avvio delle indagini. Secondo il querelante, il sig. Shine Varghese di Cherthala, i quattro avrebbero venduto alcuni terreni a Kochi appartenenti all’arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly senza previa autorizzazione degli organi ecclesiastici e dei consulenti finanziari della diocesi.

Le vendite dei terreni sono avvenute nel periodo compreso tra il primo aprile 2015 e il 30 novembre 2017. Il cardinale è finito sotto i riflettori anche perchè 200 sacerdoti locali hanno organizzato una manifestazione in strada in cui chiedevano al porporato di fare chiarezza sulla vicenda. Per gli accusatori, la “spericolata” operazione immobiliare sarebbe costata alla Chiesa una perdita di 10 milioni di dollari rispetto al prezzo di mercato.