Papa in Bulgaria: Dio ci chiama per ‘lanciarci con Lui verso il futuro’

Celebrando la messa a Sofia, Francesco dice che “una Chiesa giovane, una persona giovane, non per l’età ma per la forza dello Spirito, ci invita a testimoniare l’amore di Cristo, un amore che incalza e ci porta ad essere pronti a lottare per il bene comune, servitori dei poveri, protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio, capaci di resistere alle patologie dell’individualismo consumista e superficiale”.


Sofia (AsiaNews) – “Dio è amore che ama, si dona, chiama e sorprende”, che invita a “lanciarci con Lui verso il futuro”. E’ l’invito che papa Francesco ha rivolto non solo ai cattolici nell’omelia della messa celebrata oggi pomeriggio a Sofia.

Nella piazza Knyaz Alexandar I ci sono forse 20mila persone, gran parte, dunque, dei 50mila cattolici che ci sono in Bulgaria. Folla festante (nella foto) tra la quale Francesco è passato a lungo.

Come già al Regina Caeli di oggi, Francesco ha iniziato l’omelia con quel “Cristo è risorto!” che è il saluto che, nell’attuale tempo pasquale, si scambiano ortodossi e cattolici.

L’episodio evangelico di Gesù che dopo la Risurrezione raggiunge gli apostoli al lago di Tiberiade (Gv 21,1-19), Francesco ha evidenziato innanzi tutto che “Dio chiama”. Gesù infatti chiama Pietro e gli apostoli, che erano tornati alle attività di un tempo. “Il peso della sofferenza, della delusione, perfino del tradimento era diventato una pietra difficile da rimuovere nel cuore dei discepoli; erano ancora feriti sotto il peso del dolore e della colpa e la buona notizia della Risurrezione non aveva messo radici nel loro cuore. Il Signore sa quanto è forte per noi la tentazione di tornare alle cose di prima”.

“Davanti alle esperienze di fallimento, di dolore e persino del fatto che le cose non risultino come si sperava, appare sempre una sottile e pericolosa tentazione che invita allo scoraggiamento e a lasciarsi cadere le braccia. È la psicologia del sepolcro che tinge tutto di rassegnazione, facendoci affezionare a una tristezza dolciastra che come una tarma corrode ogni speranza. Così si sviluppa la più grande minaccia che può radicarsi in seno a una comunità: il grigio pragmatismo della vita, nella quale apparentemente tutto procede con normalità, ma in realtà la fede si va esaurendo e degenerando in meschinità (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 83)”.

“Ma proprio lì, nel fallimento di Pietro, arriva Gesù”.  “Il Signore non aspetta situazioni o stati d’animo ideali, li crea. Non aspetta di incontrarsi con persone senza problemi, senza delusioni, peccati o limitazioni. Egli stesso ha affrontato il peccato e la delusione per andare incontro ad ogni vivente e invitarlo a camminare. Fratelli, il Signore non si stanca di chiamare. È la forza dell’Amore che ha ribaltato ogni pronostico e sa ricominciare”.

“È il Signore della sorpresa che rompe le chiusure paralizzanti restituendo l’audacia capace di superare il sospetto, la sfiducia e il timore che si nasconde dietro il ‘si è sempre fatto così’. Dio sorprende quando chiama e invita a gettare non solo le reti, ma noi stessi al largo nella storia e a guardare la vita, a guardare gli altri e anche noi stessi con i suoi stessi occhi che «nel peccato, vede figli da rialzare; nella morte, fratelli da risuscitare; nella desolazione, cuori da consolare. Non temere, dunque: il Signore ama questa tua vita, anche quando hai paura di guardarla e prenderla in mano» (ibid.)”.

“Ecco il miracolo di Dio, che fa delle nostre vite opere d’arte se ci lasciamo guidare dal suo amore. Tanti testimoni della Pasqua in questa terra benedetta hanno realizzato capolavori magnifici, ispirati da una fede semplice e da un amore grande. Offrendo la vita, sono stati segni viventi del Signore, sapendo superare con coraggio l’apatia e offrendo una risposta cristiana alle preoccupazioni che si presentavano loro (cfr Esort. ap. pstsin. Christus vivit, 174). Oggi siamo invitati a guardare e scoprire quello che il Signore ha fatto nel passato per lanciarci con Lui verso il futuro, sapendo che, nel successo e negli errori, tornerà sempre a chiamarci per invitarci a gettare le reti. Quello che ho detto ai giovani nell’Esortazione che recentemente ho scritto, desidero dirlo anche a voi. Una Chiesa giovane, una persona giovane, non per l’età ma per la forza dello Spirito, ci invita a testimoniare l’amore di Cristo, un amore che incalza e ci porta ad essere pronti a lottare per il bene comune, servitori dei poveri, protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio, capaci di resistere alle patologie dell’individualismo consumista e superficiale. Innamorati di Cristo, testimoni vivi del Vangelo in ogni angolo di questa città (cfr ibid., 174-175). Non abbiate paura di essere i santi di cui questa terra ha bisogno, una santità che non vi toglierà forza, vita o gioia; anzi, proprio al contrario, perché giungerete voi e i figli di questa terra ad essere quello che il Padre sognò quando vi creò (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 32)”.