Elezioni indiane 2019: Narendra Modi stravince di nuovo e governerà da solo

La coalizione National Democratic Alliance ha ottenuto almeno 343 seggi, di cui 302 solo del partito del premier; gliele bastavano 272 per ottenere la maggioranza. Il Congress è “scioccato”. Analisti criticano l’incapacità delle opposizioni di creare alternative credibili. La conferma che il “populismo è in crescita”.


New Dehi (AsiaNews) – Il partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp), e soprattutto il suo leader Narendra Modi, hanno stravinto le elezioni indiane del 2019. Mons. Peter Machado, arcivescovo di Bangalore, afferma ad AsiaNews: “Auguro al Bjp tutto il meglio. Di sicuro la Chiesa cattolica coopererà con il governo in qualsiasi programma che riguardi l’educazione, la sanità e i servizi sociali. Ci aspettiamo che il governo garantisca a noi la libertà di praticare la nostra religione e ci consenta di servire poveri, tribali, dalit, donne e bambini”.

Il conteggio dei voti è iniziato stamattina alle 8 (ora locale) ed è in corso. Con pochi seggi ancora da assegnare, una cosa è certa: Modi sarà premier per la seconda volta e governerà da solo per altri cinque anni. Sul suo profilo Twitter, egli si è congratulato con alcuni alleati statali. Poi ha reclamato la vittoria affermando: “Insieme cresciamo. Insieme prosperiamo. Insieme costruiremo un’India forte e inclusiva. L’India vince ancora!”.

Al premier sono arrivate le congratulazioni da diversi leader mondiali, tra cui il cinese Xi Jinping. In una dichiarazione ufficiale, il capo di Pechino ribadisce “l’importanza dello sviluppo delle relazioni India-Cina e il desiderio di lavorare con il primo ministro Narendra Modi per portare la partnership di stretto sviluppo tra i due Paesi a nuove vette”.

Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Commissione elettorale indiana, la National Democratic Alliance (Nda) guidata dal Bjp ha ottenuto 343 seggi alla Lok Sabha (Camera bassa del Parlamento), di cui 302 solo del partito di Modi. Per governare il Parlamento in autonomia, al singolo partito o alla coalizione bastava ottenere 272 poltrone.

Da parte sua, l’Indian National Congress, principale partito d’opposizione guidato dalla dinastia Nehru-Gandhi, avrebbe guadagnato 50 seggi. In coalizione con altri partiti, ne ha presi un totale di 87. Pochi minuti fa il presidente Rahul Gandhi ha ammesso la sconfitta e si è congratulato con i vincitori. Alla Bbc il portavoce Jaiveer Shergill ha dichiarato che i risultati sono arrivati “come una batosta. Non ci aspettavano questa sconfitta. Non siamo stati buoni comunicatori delle nostre promesse elettorali”.

La strabiliante vittoria era attesa da alcuni giorni, quando i primi exit polls hanno rivelato che la stragrande maggioranza degli elettori propendeva per il partito nazionalista indù. Per gli esperti la conferma del premier uscente è dettata soprattutto dall’incapacità dell’opposizione di rappresentare un’alternativa credibile al governo del Paese. Sul voto ha pesato anche la contesa con il Pakistan sul territorio del Kashmir, dopo l’attentato del 14 febbraio contro i militari indiani. Per tutta la campagna elettorale Modi ha esasperato i toni facendo temere una nuova guerra tra i due Paesi. Oggi gli analisti ammettono che mantenere alta la tensione e presentarsi come “l’uomo forte che garantisce la sicurezza” è stata una strategia vincente.

Ad AsiaNews Lenin Raghuvanshi, attivista per i dalit e direttore esecutivo del Peoples’ Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr) di Varanasi, riferisce che la rielezione del premier, accusato di discriminazione delle minoranze religiose, “è la conferma che il populismo è in crescita”.

Per AC Michael, ex membro della Commissione per le minoranze di Delhi e direttore del settore sviluppo di ADF India (Alliance Defending Freedom), un Modi-2 non cambierà l’approccio del governo nei confronti delle minoranze: “La loro priorità sarà sempre risolvere le questioni della maggioranza, e solo in seguito i bisogni delle minoranze. I cristiani continueranno a essere visti come ‘maestri dei convertitori’…ma questo non significa che smetteremo di praticare la nostra fede”.

Poi aggiunge: “Il popolo dell’India ha scelto in modo democratico. Io credo nella democrazia. La democrazia è prospera nel nostro Paese. Non c’è stato nessun colpo di Stato. Tutti i partiti politici hanno uguale possibilità di guadagnarsi la fiducia. Il Bjp lo ha fatto in maniera vincente. Gli altri invece hanno fallito”. Poi spera che nel prossimo mandato “il governo adotti un approccio differente, e cerchi di ottenere la fiducia delle minoranze, che altrimenti vivranno con la paura delle politiche Hindutva”.

(Ha collaborato Nirmala Carvalho)