La Chiesa ortodossa greca frena sull’autocefalia ucraina. Filaret la combatte
di Vladimir Rozanskij

L’arcivescovo Hyeronimus II di Grecia e il metropolita Epifanyj di Kiev si sono ritrovati insieme a Costantinopoli a pregare per la festa di san Bartolomeo. “Prudenza” nel riconoscimento dell’autocefalia. Il patriarca Filaret accusa Epifanyj di “svendere a Costantinopoli” l’autorità.


Mosca (AsiaNews) - L’11 giugno scorso, a Istanbul il capo della Chiesa ortodossa di Grecia, l’arcivescovo Hyeronimus II (Liapis), e il metropolita di Kiev Epifanyj (Dumenko) hanno partecipato insieme alla preghiera del Vespro nella festa per l’onomastico del patriarca ecumenico Bartolomeo (Archontonis). Questo incontro ha fatto pensare a un orientamento favorevole dei greci sulla questione dell’autocefalia ucraina, ma fonti dell’arcivescovado di Atene hanno smentito tale impressione.

Hyeronimus era giunto alla residenza del Fanar lo scorso lunedì 10 giugno, per partecipare ai festeggiamenti del patriarca Bartolomeo, insieme ad altri prelati greci. Il giorno seguente si sono presentati al monastero della “Fonte viva” i rappresentanti della nuova Chiesa ortodossa ucraina, con il metropolita Epifanyj, che ha preso posto accanto all’arcivescovo di Atene. Alla fine della preghiera liturgica, Epifanyj ha fatto dono a Hyeronimus della Panagia, la medaglia della Vergine che i vescovi portano al collo, in ricordo della sua intronizzazione. Il gesto è stato ripreso dai fotografi, e interpretato come segno di reciproco riconoscimento. In serata, l’arcivescovo di Atene con la delegazione greca è tornato a casa, senza prendere parte ai festeggiamenti, motivando la partenza con impegni del giorno successivo.

Fonti dell’arcivescovado di Atene tengono a precisare che “in nessun caso si può ritenere questo incontro un riconoscimento dell’autocefalia ucraina da parte della Chiesa greca. L’arcivescovo era andato a congratularsi con Bartolomeo nel giorno del suo onomastico [che per gli ortodossi ha ancora più valore del compleanno – n.d.r.], come capo della nostra Chiesa-madre, e non si aspettava di incontrare Epifanyj. Noi siamo molto prudenti rispetto alla questione dell’autocefalia; abbiamo deciso di non parlarne alla riunione ordinaria del Sinodo, rimandandola all’assemblea generale del Sinodo dei vescovi”, ha dichiarato un ecclesiastico di Atene all’agenzia russa RIA Novosti. Sul sito della Chiesa greca non si accenna neppure al viaggio dell’arcivescovo a Istanbul.

Nonostante le pressioni del patriarcato ecumenico, finora nessuna Chiesa ortodossa autocefala ha riconosciuto il Tomos concesso da Costantinopoli a Kiev. In un’intervista di questi giorni all’agenzia ucraina LB.ua, Epifanyj di Kiev si dice convinto che il Sinodo greco riconoscerà l’autocefalia ucraina, rivelando di aver ordinato nelle scorse settimane un sacerdote di etnia greca, proveniente da un seminario della Chiesa di Atene.

Del resto, i problemi per Epifanyj giungono piuttosto dall’interno, che dalle Chiese straniere. L’anziano “patriarca emerito” Filaret (Denisenko) da settimane contesta il suo ex-collaboratore, Epifanyj, accusandolo di averlo escluso dal governo della Chiesa di Kiev, e di aver ceduto di fatto a Costantinopoli, sottomettendosi al punto da rendere inefficace l’autocefalia ricevuta, e di fare in ultima analisi il gioco di Mosca, dimostrando la debolezza degli ortodossi ucraini. Filaret ha intenzione di convocare il prossimo 20 giugno il “Concilio Locale” del Patriarcato di Kiev, che è stato sciolto lo scorso 15 dicembre con l’adesione all’autocefalia proposta da Costantinopoli. L’anziano presule ha annunciato tale convocazione l’11 giugno, durante il Forum dell’intelligentsia ucraina radunato sotto lo slogan “Per la Chiesa Ortodossa Ucraina, per il Patriarcato di Kiev”.

Se non riuscirà a limitare l’attivismo del suo vecchio sponsor, Epifanyj potrebbe trovarsi addirittura a dover riconsegnare il Tomos a Costantinopoli, soprattutto se Filaret riuscirà a portare dalla sua parte un numero significativo di vescovi. Questa volta la politica non dovrebbe intromettersi: il nuovo presidente Volodymyr Zelensky, pur mostrandosi disponibile a sostenere la Chiesa locale, non ha alcuna intenzione di intervenire in prima persona, come fece il suo predecessore Petro Poroshenko.