Manila, l’Onu aprirà un’inchiesta sulle morti nella guerra alla droga

Il Consiglio per i diritti umani ha votato a favore di una bozza di risoluzione presentata dall’Islanda. Le Filippine hanno portato ad oltre 6.600 il numero dei morti ufficiali nella campagna antinarcotici voluta dal presidente Duterte. Per attivisti e media, le vittime sono tra le 27 e le 30mila.


Manila (AsiaNews/Agenzie) – L’Onu aprirà un’inchiesta sul crescente numero di uccisioni nelle Filippine, comprese quelle dovute alla violenta campagna antidroga lanciata dal presidente filippino, Rodrigo Duterte. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc) ieri sera ha votato a favore della sua prima risoluzione di sempre sulle Filippine.  Presentato dall’Islanda, il testo ha ottenuto il voto favorevole di 18 Paesi. Tra i 14 contrari vi era quello della Cina, mentre 15 nazioni – tra cui il Giappone – si sono astenute.

Gli ultimi dati della polizia nazionale filippina (Pnp) hanno portato ad oltre 6.600 il numero dei morti ufficiali nella “guerra alla droga” voluta dal presidente. Negli ultimi sei mesi hanno perso la vita 1.600 persone. Secondo i resoconti di media e attivisti per i diritti umani, il numero delle vittime è compreso tra le 27mila e le 30mila unità contando gli omicidi commessi dai vigilanti.

Ong denunciano che la polizia terrorizza le comunità povere, usando “liste di controllo” per identificare tossicodipendenti o spacciatori grazie all'aiuto di informatori, per poi fare irruzioni nelle case dei sospettati. La polizia lo nega, dicendo che tutte le loro uccisioni erano per legittima difesa. Myca Ulpina, una bambina di 3 anni morta il 29 giugno scorso vicino a Manila, è tra le ultime e più giovani vittime conosciute. La polizia dice che suo padre, Renato, aveva usato sua figlia come scudo umano.

Gli attivisti hanno accolto con gioia e sollievo i risultati del voto che si è svolto a Ginevra. “Questa è un'aggiunta molto significativa alla crescente richiesta di fermare le uccisioni ed ottenere giustizia”. Lo afferma Rubylin Litao, diaconessa del Chiesa metodista unita e coordinatrice di Rise Up for Life and for Rights. Il gruppo unisce attivisti per i diritti umani, leader cristiani e famiglie di persone che hanno perso la vita a causa di operazioni antidroga o uccisioni extragiudiziali. “Nonostante l'attesa arroganza, la volontà di sminuire e altre bugie da parte di Duterte e dei suoi complici assassini – prosegue Litao –, sfidiamo questa amministrazione a mostrare ed usare la sua forza malriposta nel rispondere alle sue responsabilità”.

Il portavoce di Duterte, Salvador Panelo, mette in dubbio la validità di una risoluzione non sostenuta dalla maggioranza dei membri del consiglio, affermando che i filippini appoggiano in modo schiacciante la leadership e l'approccio del presidente. “La risoluzione è grottescamente unilaterale, oltraggiosamente stretta e maliziosamente di parte”, ha affermato Panelo ieri notte.

L’alto commissario Michelle Bachelet dell’Unhrc ha ora il mandato di preparare un rapporto completo sulla situazione dei diritti umani nelle Filippine. L’indagine sarà poi presentata al Consiglio nel giugno 2020. La risoluzione sollecita il governo di Manila a prevenire le esecuzioni extragiudiziali e cooperare con gli uffici ed i meccanismi delle Nazioni Unite, facilitando le visite nel Paese e “astenendosi da qualsiasi atto di intimidazione o rappresaglia”.