India del nord in ginocchio per i monsoni: la Caritas attiva i soccorsi (Foto)

In tutta l’Asia meridionale il bilancio delle vittime è salito a 660 morti; di questi, 100 in Bihar e Assam. L’associazione cattolica ha effettuato sopralluoghi con altri partner e sta iniziando la distribuzione di kit di primo soccorso a circa 7mila famiglie.


New Delhi (AsiaNews) – L’India del nord è in ginocchio: più di 100 persone sono rimaste uccise in Assam e Bihar a causa delle violente piogge monsoniche che si abbattono dall’inizio del mese e quasi 12 milioni sono gli sfollati nei due Stati. Sono i dati aggiornati condivisi da Caritas India, che traccia ad AsiaNews un quadro drammatico della situazione: il 90% delle famiglie in Assam e il 50% di quelle in Bihar non ha acqua potabile e tutte le risorse idriche (pozzi e pompe manuali) sono contaminate. P. Paul Moonjely, direttore esecutivo dell’associazione cattolica, lancia un appello: “Mi rivolgo a tutte le persone di buona volontà, fatevi avanti e aiutateci a sostenere le vittime colpite dalle inondazioni massicce”.

Le forti precipitazioni stanno devastando non solo l’India, ma tutta l’Asia del sud. I numeri ufficiali parlano di 660 morti e milioni di persone costrette ad abbandonare le case, tentando di portar via tutto il possibile. Come la signora Bimala Brahma, 65 anni, che viveva nel villaggio di Dwimugori, distretto di Chirang (Assam), che racconta sotto shock: “Avevo un piccolo pezzo di terra dove coltivavo riso. Ora tutto è sommerso”. La donna è devastata dal dolore e dalla perdita del suo unico mezzo di sussistenza: rimasta vedova da qualche anno, viveva da sola in una piccola casa, che è stata trascinata via dalla furia delle acque.

Caritas India ha condotto un’indagine sul territorio in collaborazione con le Ong Christian Aid e Adra, e con il sostegno dei membri di Inter-Agency Group (consorzio di agenzie umanitarie nazionali e internazionali) e dei funzionari locali dei governi dei due Stati indiani. L’obiettivo della valutazione era individuare i bisogni primari delle popolazioni colpite e avviare i primi aiuti per far fronte all’emergenza.

Lo scenario emerso è desolante: 8.246 villaggi sono sott’acqua a causa dello straripamento dei fiumi Brahmaputra e Gange, che hanno rotto gli argini e inondato 30 distretti in Assam e 12 nel Bihar; il 31% delle famiglie in Assam e l’11% in Bihar non hanno più una casa.

Per quanto riguarda l’agricoltura, il principale settore d’impiego nella regione, nel solo Assam sono andati persi 179mila ettari di raccolto; per lo Stato del Bihar non si hanno dati disponibili dei danni provocati dalle alluvioni dal momento che diverse zone rimangono tutt’ora inaccessibili anche agli ispettori statali. Ciò che è certo, evidenzia la Caritas, è che intere di comunità di dalit e adivasi (i gruppi indigeni che abitano il territorio) hanno perso le colture “kharif” (“autunno” in lingua araba), tipiche della stagione dei monsoni. Questo provocherà serie conseguenze alla loro sicurezza alimentare e alla capacità di sopravvivenza.

Gli istituti educativi hanno riportato ingenti danni e quasi tutte le scuole sono diventate centri di accoglienza per gli sfollati. Secondo la Caritas, il settore più colpito è quello dell’infanzia: non solo i certificati scolastici e i diplomi sono andati persi con le piogge, ma soprattutto i bambini hanno bisogno di centri sicuri in modo da non divenire vittime di abusi mentali e fisici e dei trafficanti di esseri umani.

I sopralluoghi della Caritas hanno rivelato che il 44% delle famiglie in Assam e il 10% in Bihar hanno immediato bisogno di tende, generi non alimentari come incerate, lenzuola, coperte, zanzariere, corde e stuoie. Inoltre servono acqua potabile, bagni e saponi per l’igiene personale in modo da scongiurare il rischio di contagio di malattie.

P. Moonjely assicura: “La Caritas è al lavoro sul campo, ha effettuato una valutazione della situazione e iniziato a distribuire aiuti a 5mila famiglie in Assam e 2mila in Bihar. Nei prossimi giorni raggiungeremo molte altre famiglie, cui garantiremo generi di sussistenza e riparo”. (A.C.F.)