Le donne saudite potranno viaggiare senza permessi maschili

Un decreto reale pubblicato oggi allenta le maglie della tutela sul gentil sesso. Ora chiunque abbia oltre 21 anni potrà chiedere il passaporto senza autorizzazione preventiva. La legge permette anche alle donne di registrare la nascita dei figli, l’atto di matrimonio o divorzio. Soddisfazione fra le attiviste. 


Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - In Arabia Saudita le donne - a lungo cittadine di seconda classe - potranno viaggiare all’estero in maniera indipendente, senza dover richiedere in via preventiva il permesso al loro guardiano. È quanto stabilisce un decreto reale pubblicato questa mattina, in base al quale chiunque abbia oltre 21 anni di età potrà fare richiesta di passaporto senza l’obbligo di una autorizzazione preventiva del maschio. 

Sotto questo profilo Riyadh sembra introdurre una sostanziale parità di genere, in una nazione in cui la donna è (tuttora) repressa in molti ambiti: il diritto alla guida è giunto solo di recente dopo aspre battaglie e classificata 141ma su 149 nazioni al mondo nel Global Gender Gap 2018. Il decreto reale permette inoltre alle donne di registrare la nascita dei figli, l’atto di matrimonio o divorzio. 

La nuova legge riguarda infine normative inerenti il lavoro, che ampliano ancor più le possibilità di impiego delle donne e ne valorizza le capacità. Tutti i cittadini, avverte il decreto, hanno il diritto di poter lavorare senza dover subire discriminazioni basate sul genere, la disabilità o l’età. 

Migliaia di donne hanno celebrato il decreto reale sui principali social network. Muna AbuSulayman, una delle più importanti influencer del Paese e ospite in molti talk show, sottolinea che “una generazione sta crescendo completamente libera” e “uguale” rispetto ai fratelli maschi in tema di libertà di spostamento.

Per decenni in Arabia Saudita le donne sono state represse per il loro attivismo e a poco sono valse le tanto sbandierate “riforme” del principe ereditario Mohammad bin Salman (Mbs), fra cui la fine del divieto di guida. La tutela maschile viene considerata come una forma di apartheid di genere, che lega al donna al proprio “guardiano” e trova applicazione sui social e nella vita reale.

Nei mesi scorsi aveva sollevato polemiche e proteste la scoperta di un enorme database online, coltivato per anni dalle autorità saudite, chiamato “Absher”, al quale di recente avevano affiancato un app per telefoni, per impedire alle donne di fuggire. Un controllo che si è rafforzato nell’ultimo anno, in seguito a casi di fuga di giovani donne saudite che hanno conquistato la ribalta delle cronache internazionali come Rahaf Mohammed accolta in Canada o le due sorelle, scappate dalla famiglia dopo aver rinunciato alla fede islamica. Ora il loro esempio sta facendo scuola.