Jakarta, la missione nell’epoca della post-verità (Foto)
di Mathias Hariyadi

Si è chiuso il Congresso missionario nazionale, organizzato dalla Conferenza episcopale (Kwi) col tema “Battezzati e inviati a proclamare il Vangelo”. Hanno partecipato 400 persone, provenienti dalle 37 diocesi del vasto arcipelago. Tra gli argomenti discussi, vi sono comunicazione e divisioni sociali.


Jakarta (AsiaNews) – Un’epoca dove la realtà è spesso distorta, nascosta o sottaciuta rappresenta una sfida per la Chiesa indonesiana, che s’interroga sul significato di “missione” – l’annuncio al mondo della verità contenuta nel Vangelo. Lo afferma p. Johannes Haryatmoko, gesuita e docente di Teologia presso la Universitas Sanata Dharma di Yogyakarta. Il sacerdote è tra le personalità di spicco intervenute durante il Congresso missionario nazionale, organizzato a Jakarta dalla Conferenza episcopale (Kwi) e conclusosi ieri. P. Haryatmoko ha illustrato ai partecipanti i fattori storici che hanno portato alla “Rivoluzione 4.0”, fenomeno che attraverso il mondo digitale ha stravolto la vita quotidiana dei cittadini.

Nel contesto indonesiano tale cambiamento si manifesta anche in notizie false e bufale, orchestrate da chi intende raggiungere determinati obiettivi politici, manipolando l’opinione pubblica attraverso argomenti settari (etnia, religione e impegno civile). Come può dunque un cattolico diventare “messaggero di verità” in quest’epoca così volatile, dove la realtà è molte volte “raccontata”? Secondo p. Haryatmoko, accademico che ha conseguito la laurea presso la prestigiosa Sorbona di Parigi, la Chiesa indonesiana deve anzitutto cambiare il proprio modo di comunicare; servirsi delle capacità di “messaggeri moderni” nel campo della tecnologia dell'informazione (Ti), come giornalisti ed esperti di social media. Così facendo, il messaggio che il clero vuole diffondere potrà raggiungere il pubblico in un modo più agevole e comprensibile.

Relatrice al Congresso è stata anche Francisia Saveria Sika Seda, professoressa dell’Università d’Indonesia (Ui). La sociologa è figlia del defunto politico cattolico Franciscus Xaverius Seda, ministro dell’Agricoltura sotto la presidenza Sukarno. Ella ha sottolineato che la società indonesiana è segnata da una “segregazione orizzontale”, come dimostrano le ultime elezioni per il governatore di Jakarta (del 2017) e le presidenziali dello scorso aprile. “La situazione attuale – ha affermato – è del tutto diversa rispetto a quando gli indonesiani erano divisi per qualità della vita e disponibilità economiche. Oggi, il nostro Paese è segregato a causa di preferenze politiche e pratica religiosa”. Per la Chiesa, portare avanti la “missione” significa anche saper affrontare questi ostacoli. “Perciò – aggiunge Seda – in quanto cattolici siamo chiamati a difendere i nostri valori nazionali, sanciti dal motto ‘Bhinneka Tunggal Ika’ (Unità nella diversità) e dalla Pancasila [dottrina pluralista su cui si fonda la nazione]”.

Le 400 persone, provenienti dalle 37 diocesi del vasto arcipelago, che hanno preso parte al Congresso hanno potuto ascoltare anche l’intervento di Ignasius Jonan, figura di rilievo nel gabinetto del presidente Joko Widodo. Nato da una famiglia cattolica di etnia cinese, Jonan ha già rivestito la carica di ministro dei Trasporti durante primo mandato di Widodo ed è l’attuale ministro dell’Energia e delle risorse minerarie. Il politico ha ribadito ai presenti che “impegnarsi per il bene dell’umanità è una delle prerogative che ogni buon cattolico deve mettere in atto”. “Senza una vita esemplare, la missione non ha significato – ha aggiunto –. La vera missione va condotta attraverso la capacità di produrre ‘fatti’ e non ‘storie’. La gente ha bisogno dei primi, che sono frutto di buone abitudini e storie di successo”.

(Photo credit: Vincentius Dimas).