Islamabad minaccia Delhi: lanciato un missile balistico, sotto tiro i porti del Gujarat

Le due mosse strategiche inaspriscono la tensione sul territorio conteso del Kashmir. Decretato il massimo livello d’allerta per gli scali commerciali di Mundra e Kandla. Dal 2016, almeno 27mila persone ferite; 205 bambini rimasti orfani; 900 donne stuprate.


Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – All’alba di oggi le forze militari pakistane hanno effettuato il lancio di un missile balistico, con una gittata massima di 290 chilometri. Lo riferisce il portavoce delle forze armate di Islamabad, gen. Asif Ghafoor, che loda le capacità militari del proprio Paese. “Il missile Ghaznavi – afferma – è in grado di trasportare testate multiple”. Inoltre in queste ore è massima allerta sulle coste indiane del Gujarat, dopo che si è diffusa la notizia di un possibile sconfinamento di navi militari pakistane nelle acque di Delhi.

È altissima tensione tra India e Pakistan, che da settimane si lanciano sfide sulla questione del Kashmir. La diatriba si è riaccesa il 5 agosto, con la decisione del governo indiano di revocare l’art. 370 della Costituzione che garantisce una semi-autonomia allo Stato del Jammu e Kashmir. Da oltre 70 anni anche il Pakistan reclama sovranità territoriale sulla Valle, abitata in maggioranza da popolazione di fede islamica, e per la quale i due Stati hanno combattuto tre guerre (1947-48, 1965 e 1999, conosciuta come “guerra del Kargil”).

In via ufficiale, il lancio del missile balistico è un’esercitazione. Invece l’attacco ai porti indiani non è stato confermato dalle autorità pakistane, che accusano l’India di voler “distogliere l’attenzione del mondo dal Kashmir”. Ad ogni modo, gli scali marittimi di Mundra e Kandla sono in massima allerta: il primo è il più grande porto privato commerciale dell’India, gestito dalla Adani Ports and Special Economic Zone Ltd; dal secondo passano enormi quantità di greggio e prodotti agricoli.

Nel frattempo in Kashmir la vita rimane sospesa: da 25 giorni è in vigore il coprifuoco, le comunicazioni tramite telefono e internet sono limitate. Il Kashmir Media Center, agenzia della Valle, riporta i dati delle violenze registrate dal 2016: 27mila persone torturate o ferite dai militari indiani; 11mila arrestati; 91 donne rimaste vedove e 205 bambini orfani; 10mila manifestanti colpiti dai proiettili di gomma “pellet”, in teoria vietati ma tutt’ora in uso; 900 donne stuprate e molestate; 3mila edifici distrutti tra case e negozi.