Mons. Machado: Difendo papa Francesco nel dialogo tra le religioni
di Felix Machado*

L’arcivescovo di Vasai sostiene il “Documento sulla Fratellanza umana” firmato ad Abu Dhabi. Affermare l’importanza del dialogo tra le religioni “non significa rinunciare alla propria identità”. Papa Francesco “non sta cambiando nessuna dottrina cattolica”. “L’incontro con la religione altrui è una realtà innegabile ed è importante insistere nell’ascolto dell’esperienza dell’altro”.


Vasai (AsiaNews) – “Sostengo papa Francesco al 100%”: lo dichiara ad AsiaNews mons. Felix Machado, arcivescovo di Vasai, intervenendo sulle polemiche scaturite dal ”Documento sulla Fratellanza umana” firmato ad Abu Dhabi dal pontefice e dal Grande imam di Al-Azhar. Nello specifico, la frase incriminata è quella che sostiene che il “pluralismo religioso è una volontà divina”. Questa frase, dice l’arcivescovo, rientra appieno nel “contesto cattolico del dialogo”. Papa Francesco, sottolinea mons. Machado, “sostiene che il dialogo non significa rinunciare alla propria identità” né accettare compromessi sulla “fede cristiana e la morale”. Di seguito la sua riflessione (traduzione a cura di AsiaNews).

Sono al 100% dalla parte di papa Francesco e sostegno con tutto il cuore questa dichiarazione di pace sulla “Fratellanza umana” firmata dal pontefice e da Ahmad Al-Tayyeb, Grande imam di [Al-Azhar] a febbraio di quest’anno.

Il punto è che non possiamo semplicemente estrapolare la dichiarazione fuori dal contesto e giudicare l’intero documento. Esso è scritto da due partner di due religioni con differenze fondamentali. Non c’è alcun tentativo di accumunare le due religioni. L’obiettivo e stare insieme, trascendendo le differenze e impegnarsi nell’azione per superare gli elementi violenti, ripieni di terrore e distruttivi nella società e in generale nel mondo.

Questo è urgente. Entriamo nel dialogo saltando dalla rampa di lancio dei nostri rispettivi credo. Ma dobbiamo incontrarci, parlare, ascoltare, essere determinati e impegnarci insieme (ognuno radicato nel proprio credo) e adottare azioni per cambiare la situazione. Questa è una sfida e il papa conduce ognuno di noi ad affrontare questa sfida. Egli rimane ciò che è: il supremo pontefice di Santa Romana Chiesa.

In primo luogo, questo documento rivoluzionario è stato firmato da papa Francesco e dal Grande imam della moschea di Al-Azhar, ed era un documento sulla “fratellanza umana” e sul miglioramento delle relazioni tra cristiani e musulmani. La Chiesa riceve il suo mandato a impegnarsi in un dialogo con i musulmani dalla Nostra Aetate del Concilio Vaticano II [che riguarda il tema del senso religioso e dei rapporti tra Chiesa cattolica e religioni non-cristiane, ndr].

La dichiarazione che il pluralismo e le diversità di religione sono una sapiente volontà divina che deve essere compresa nel contesto cattolico del dialogo.

Nel viaggio aereo di ritorno a Roma, il Santo Padre ha detto: “Voglio ribadirlo in modo chiaro: dal punto di vista cattolico, il documento non devia di un millimetro dal Vaticano II”.

Il documento è un processo di dialogo, così come la Chiesa ci ha insegnato a dialogare. Nel suo discorso al Pcid [Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, ndr], papa Francesco ha detto che “il dialogo non significa rinunciare alla propria identità” né accettare compromessi sulla “fede cristiana e la morale”.

Come presidente della Commissione interreligiosa dei vescovi asiatici, sostengo papa Francesco in maniera incondizionata e riaffermo inoltre il nostro forte impegno al dialogo interreligioso.

Incoraggiare ogni cattolico a ingaggiare la Chiesa nel dialogo ci porta a identificato quattro forme di dialogo: dialogo di vita, dialogo di atti/azione/collaborazione, dialogo di discussione/riflessione/chiarimento sugli insegnamenti fondamentali dell’altro e dialogo di esperienza religiosa dei partner coinvolti nel dialogo.

Si può dire che il documento sulla “Fratellanza umana” che papa Francesco ha firmato contenga tutte queste quattro forme.

La dichiarazione che disturba alcuni deve essere letta all’interno di questo contesto. Il papa è uno dei due firmatari; l’altro è un leader musulmano. I due partner coinvolti nel dialogo stanno ancora perseguendo il dialogo e molti punto del documento devono essere chiariti, intanto che il processo va avanti.

“Nostra Aetate”, il documento conciliare sulle relazioni tra la Chiesa e le altre religioni, afferma: “La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini” [n. 2].

Proclamando la “stima” della Chiesa verso i musulmani, il Concilio nota che essi “adorano l’unico Dio” e si sforzano di sottomettersi al suo volere. “Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione” [n. 3].

Sono davvero felice che papa Francesco s’impegna in maniera coraggiosa nel processo di dialogo e vuole raggiungere lo scopo di tutto il nostro dialogo: rispetto e costruzione della pace nella nostra società e nel mondo. Il papa non sta cambiando nessuna dottrina cattolica. Egli deve rispettare il partner nel dialogo e consentirgli anche di affermare il proprio credo. Mentre procediamo, la nostra fede cristiana sarà affermata. Ma rispettando la dinamica del dialogo, dobbiamo consentire al nostro partner di affermare ciò in cui egli/ella crede. Questo è come si costruisce la fiducia reciproca. Questo è l’esempio di ciò che il papa vuole ottenere: “È importante ricordare che senza la libertà d’espressione, il mondo è in pericolo; è imperativo opporsi a ogni odio e ogni forma di violenza che distrugge la vita umana, viola la dignità della persona, mina in modo radicale il bene fondamentale della coesistenza pacifica tra le persone e i popoli, attraverso le differenze di nazionalità, religione e cultura. I responsabili delle tradizioni religiose sono chiamati a promuovere sempre una cultura di pace e di speranza, capace di superare la paura di costruire ponti tra i popoli. Il dialogo interreligioso rimane l’unica via per andare avanti e dissolvere i pregiudizi” (papa Francesco ai musulmani in occasione del tragico incidente di Charlie Hebdo a Parigi).

È vero che la dichiarazione sopra menzionata che disturba alcuni non è la dottrina della Chiesa cattolica. E di certo il papa ne è consapevole. La dichiarazione è firmata dai partner di due religioni, che devono anche dialogare, ad esempio parlando e ascoltandosi l’un con l’altro. I musulmani citano il Corano sostenendo che se Allah avesse voluto, avrebbe creato una sola religione; ma…

Credo che non dovremmo mai scendere a compromessi con gli insegnamenti fondamentali della propria religione. Tuttavia, le dinamiche del dialogo devono essere perseguite.

Il Concilio Vaticano II ha già dichiarato: “Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio” (Nostra Aetate n. 5).

Nella nostra situazione indiana, in cui i cristiani sono una minuscola minoranza e viviamo una società multi-religiosa e pluralistica, simili questioni sorgono quando entriamo in dialogo con i nostri partner indù. La dimensione religiosa della vita umana s’interseca con temi politici, economici e ambientali. Questo ci invita a porre maggiore attenzione alle differenze religiose, a valutare i suoi impatti positivi e il potenziale, così come le sfide e le possibili minacce che si presentano a molte persone. L’incontro con la religione altrui è una realtà innegabile ed è importante insistere nell’ascolto dell’esperienza dell’altro. Soprattutto, il “dialogo dell’esperienza” è ora colto per includere non solo la specifica esperienza spirituale, ma anche i risvolti dell’umana esperienza, in particolare l’esperienza degli emarginati e degli inermi.

Questo documento sulla fratellanza umana non è una dottrina, e nel dialogo degli esperti, gli specialisti cercano di approfondire la comprensione dei rispettivi patrimoni religiosi e apprezzare la spiritualità l’uno dell’altro. Comunque, citare solo la dottrina non risolve i problemi. Dobbiamo condividerli con i nostri partner e spiegare ciò in cui crediamo. Ma tutto questo deve essere fatto nella dinamica del dialogo in cui sono importanti il rispetto dell’altro e la pace nella società.

La pace si radica e si diffonde quando persone di religioni differenti impegnano se stessi, per proprio conto, e/o a lavorare insieme, se possibile, per gli anziani, gli immigranti, gli svantaggiati, i poveri, i senza tetto e altri.

Il papa lo sta facendo in maniera coraggiosa perché egli è preoccupato alle situazioni di violenza nel mondo. la Chiesa ha fatto una scelta irreversibile verso il dialogo. Il papa la sta mettendo in pratica.

*Arcivescovo di Vasai

(Ha collaborato Nirmala Carvalho)