Baghdad, capi delle Chiese in sostegno ai manifestanti

Sostegno alle "legittime richieste", timore di una “deriva nell’ignoto”. Dal governo provvedimenti “storici e coraggiosi” che siano occasione “di riforma”. Serve un dialogo culturale “coraggioso e responsabile”. La preghiera per le vittime e i feriti. Il bilancio delle violenze nella notte a Kerbala sale a 18 morti e 865 feriti. 


Baghdad (AsiaNews) - Solidarietà ai manifestanti “pacifici”, sostegno “alle legittime richieste” di lavoro, casa, servizi, assistenza sociale e sanitaria, unita alla “lotta decisa” contro la corruzione e il “recupero” dei fondi “saccheggiati” di proprietà dello Stato. È quanto sottolineano in una nota i capi delle Chiese di Baghdad che si sono incontrati questa mattina nella sede del patriarcato caldeo, su invito del card Louis Raphael Sako. Commentando l’escalation di violenze, che anche la scorsa notte ha provocato vittime, i leader cristiani confermano la loro “attenzione” per “l’amato Paese” e chiedono a tutti i responsabili politici e istituzionali di assumere “misure” efficaci per scongiurare una “deriva nell’ignoto”. 

“In quanto pastori e cittadini irakeni, e alla luce della nostra responsabilità a livello storico verso questo Paese civilizzato - scrivono i capi cristiani - chiediamo al governo di adottare provvedimenti storici e coraggiosi” che “siano veramente occasione di riforma”. La crisi attuale, avvertono, può essere superata solo in “un dialogo culturale coraggioso e responsabile”, che sia quanto più possibile lontano “dall’uso della forza e della violenza” che “non è di alcuna utilità per la nazione”. 

Nella notte le maggiori violenze si sono registrate a Kerbala, città santa sciita 100 km a sud-ovest di Baghdad, dove alcuni uomini incappucciati avrebbero sparato contro i manifestanti. Il bilancio aggiornato sale a 18 vittime e circa 865 feriti, cui si aggiungono anche quanti sono rimasti colpiti negli scontri con la polizia. I testimoni parlano di violenze indiscriminate, mentre i vertici della sicurezza negano l’uso della forza per sedare le contestazioni. 

Sfidando gli avvertimenti del governo e delle autorità, sempre più studenti stanno aderendo alla protesta a conferma di una connotazione prettamente giovanile delle manifestazioni contro difficoltà economiche, corruzione diffusa e disoccupazione al 25%. Secondo diverse fonti, i soldati nella capitale si sarebbero accaniti sui giovani in piazza colpendoli a più riprese con mazze e manganelli. Ieri alcuni di loro hanno ricevuto la visita del card Sako.

I leader cristiani si rivolgono “a questi giovani uomini e donne”, che “rappresentano il futuro dell’Iraq” per “le loro proteste pacifiche” che “spezzano le barriere settarie” e sottolineano “la comune identità irakena”. Essi chiedono “che l’Iraq diventi una patria per tutti, fondata sulla società civile e sul rispetto del pluralismo”. 

“Con il cuore pieno di speranza - scrivono - esortiamo i dimostranti a mantenere pacifico il tono della protesta” e non lasciare che “qualcuno” faccia breccia al loro interno e alimenti una deriva violenza “attaccando proprietà pubbliche e private”. Al tempo stesso il governo deve “proteggere” le loro vite e “il loro diritto” di manifestare in modo pubblico le loro opinioni. “Infine, rivolgiamo a Dio una preghiera - concludono i leader cristiani - per le vittime sia fra i manifestanti che nelle forze di sicurezza e una pronta guarigione per i feriti”.