Papa: una società che non accoglie e non dà speranza ha perso umanità

Incontrando i membri della Fondazione don Gnocchi, Francesco dice che “la sofferenza dei fratelli chiede di essere condivisa, chiede atteggiamenti e iniziative di compassione. Si tratta di ‘soffrire con’, compatire come Gesù che per amore dell’uomo si è fatto”.


Città del Vaticano (AsiaNews) – “Una società che non è capace di accogliere, tutelare e dare speranza ai sofferenti, è una società che ha perso la pietà, che ha perso il senso di umanità”. E’ il monito espresso oggi da papa Francesco prendendo spunto dall’incontro con 4.500 responsabili, medici e operatori, volontari e amici dei Centri della Fondazione don Carlo Gnocchi.

“Il beato don Carlo Gnocchi, apostolo della carità – ha detto Francesco - servì in modo eroico Cristo nei bambini, nei giovani, nei poveri e nei sofferenti, fin dall’inizio del suo ministero sacerdotale, come appassionato educatore. Poi, da cappellano militare, conobbe le crudeltà della seconda guerra mondiale”. “A distanza di tanti anni, voi portate avanti la sua eredità e, come un talento prezioso, la state moltiplicando con lo stesso suo zelo apostolico e la stessa fedeltà al Vangelo”.

“Ispirandovi alla premura, alla delicatezza e alla sensibilità sacerdotale del beato Carlo Gnocchi – ha detto ancora - siete chiamati a coniugare nella concretezza del quotidiano il servizio sociale e sanitario e l’azione evangelizzatrice”. “Il senso e il valore della professione sanitaria e di ogni servizio reso al fratello infermo si manifestano pienamente nella capacità di coniugare competenza e compassione, ambedue insieme. La competenza è il frutto della vostra preparazione, dell’esperienza, dell’aggiornamento; e tutto questo è sostenuto da una forte motivazione di servizio al prossimo sofferente, motivazione che nel cristiano è animata dalla carità di Cristo. La competenza è la qualità che rende credibile la testimonianza dei fedeli laici nei diversi ambienti della società; la competenza ti garantisce anche quando vai controcorrente rispetto alla cultura dominante: nel vostro caso, quando dedicate tempo e risorse alla vita fragile, anche se a qualcuno può sembrare inutile o addirittura indegna di essere vissuta”.

“Competenza e compassione. La sofferenza dei fratelli chiede di essere condivisa, chiede atteggiamenti e iniziative di compassione. Si tratta di ‘soffrire con’, compatire come Gesù che per amore dell’uomo si è fatto Egli stesso uomo per poter condividere fino in fondo, in modo molto reale, in carne e sangue, come ci viene dimostrato nella sua Passione. Una società che non è capace di accogliere, tutelare e dare speranza ai sofferenti, è una società che ha perso la pietà, che ha perso il senso di umanità. La vasta rete di centri e servizi che avete realizzato in Italia e in altri Paesi rappresenta un buon modello perché cerca di unire assistenza, accoglienza e carità evangelica. In un contesto sociale che favorisce l’efficienza rispetto alla solidarietà, le vostre strutture sono invece case di speranza, il cui scopo è la protezione, la valorizzazione e il vero bene degli ammalati, dei portatori di handicap, degli anziani”.

“La testimonianza umana e cristiana del beato Don Carlo Gnocchi, caratterizzata da amore per le persone più deboli – ha concluso Francesco - guidi sempre le vostre scelte e le vostre attività. Il Signore vi conceda di essere dappertutto messaggeri della sua misericordia e consolazionemessaggeri della sua tenerezza”.