Gaza, calma apparente dopo la tregua fra Israele e Jihad islamica

In due giorni di combattimenti si sono registrate 34 vittime fra i palestinesi e 63 feriti in Israele. Il cessate il fuoco in vigore alle 5.30 del mattino; poco prima un missile ha centrato una abitazione nella Striscia uccidendo sei civili. Fondamentale il ruolo di mediazione dell’Egitto (e dell'Onu).  


Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Dopo due giorni di intensi combattimenti, e con la mediazione dell’Egitto, il gruppo estremista palestinese Jihad islamica e Israele hanno raggiunto nella notte un accordo per il cessate il fuoco a Gaza. La tregua è iniziata alle 5.30 del mattino e, secondo le prime testimonianze, nell’area si respira un clima di calma apparente. 

Nella notte, poco prima della tregua, un missile israeliano ha centrato un’abitazione nella Striscia uccidendo sei membri di una famiglia e ferendone almeno 12, tutti civili. Fonti mediche sottolineano che il bilancio complessivo è di 34 vittime fra i palestinesi, la maggior parte delle quali civili; sul fronte israeliano 63 persone sono state ricoverate per ferite o sintomi da stress. In due giorni centinaia di razzi sono partiti da Gaza, paralizzando di fatto la vita nel sud del Paese.

A innescare la tensione, l’uccisione di un comandante della Jihad islamica (assieme alla moglie) nel contesto di una operazione delle forze di sicurezza israeliane. Egli era sospettato di aver progettato e di continuare a progettare attacchi verso Israele. In seguito al cessate il fuoco, la situazione nell’area sembra essere tornata alla normalità salvo il lancio isolato di un razzo che non ha creato danni. 

L’inviato speciale Onu per il Medio oriente Nickolay Mladenov sottolinea che Egitto e Nazioni Unite hanno “lavorato duro per prevenire una ulteriore escalation” a Gaza e in tutta l’area che “avrebbe potuto sfociare in una guerra aperta”. In un messaggio affidato a twitter egli si rivolge alle parti interessate invitandole a “mostrare massima moderazione e fare ciascuno quanto gli compete per prevenire un bagno di sangue”. Un alto funzionario del Cairo rivendica il ruolo del Paese dei faraoni che sarebbe stato decisivo nel raggiungimento dell’accordo. 

Musab Al-Braim, portavoce della Jihad islamica, precisa che “il cessate il fuoco è iniziato sotto la sponsorizzazione egiziana, dopo che la forza Occupante (Israele) si è sottomessa alle condizioni imposte dalla Jihad islamica a nome delle fazioni della resistenza palestinese”. Fra queste la fine immediata delle uccisioni di miliziani e di aprire il fuoco contro i manifestanti alla frontiera di Gaza. 

Di contro, Israele afferma di voler osservare un semplice cessate il fuoco, a condizione che le fazioni palestinesi non riprendano gli attacchi. “Alla calma - sottolinea il ministro israeliano degli Esteri Israel Katz - risponderemo con la calma”, ma non vi sono ulteriori accordi in programma.