Pakistan: famiglie cristiane vittime degli sfratti
di Qaiser Felix

Mons. Evarist Pinto e mons. Anthony Lobo spiegano la difficile situazione nelle loro diocesi. "Il problema degli sfratti è radicato. Le vittime sono persone povere che non sono in grado né di permettersi un avvocato, né di pagare le spese della corte".


Karachi (AsiaNews) - "Circa 100 famiglie cristiane vivono sotto la minaccia di un ordine di sfratto". Lo ha detto ad AsiaNews l'arcivescovo di Karachi Evarist Pinto. "Queste persone – continua – vivono in una zona conosciuta come Bilawal Joki Goth, o Sofara Goth, vicino a Karachi. I proprietari di questa zona sono l'esercito ed alcuni privati, ma alcuni lotti sono stati venduti in modo illegale a cristiani e musulmani. Adesso lo stesso esercito ha intenzione di trasferirsi qui, nella zona della parrocchia cattolica di San Tommaso. Gli abitanti del posto, che sono qui da molti anni, continuano però a vivere nelle loro case, forti anche di un provvedimento rilasciato da un tribunale, che gli permette di restare".

"Questo tipo di ordine di evacuazione da parte dell'esercito – ha denunciato il prelato – è tipico nel nostro Paese, ed è sempre ai danni dei più poveri. In una zona di Karachi, dove abbiamo una chiesa e gestiamo una scuola, l'esercito ha inoltrato un ordine di sfratto a 90 famiglie cristiane".

Anche mons. Anthony Lobo, vescovo della diocesi di Islamabad e Rawalpindi, ha rilasciato ad AsiaNews delle dichiarazioni riguardo il problema degli sfratti. Il prelato ha detto che quando nel Kashmir è stata costruita la diga di Mangla gli abitanti della zona sono stati evacuati. Alcuni di loro sono emigrati in Inghilterra, e altri si sono trasferiti a Joharabad, a 300 km da Islamabad. "Joharabad – ha dichiarato mons. Lobo – è parte della nostra diocesi. Era una zona deserta la cui terra è stata resa fertile dal paziente lavoro di agricoltori cristiani e musulmani. Queste persone hanno dovuto affrontare 2 ingiustizie da parte degli esuli del Kashmir: prima quelli che si sono sistemati a Joharabad si sono auto proclamati padroni di queste terre. Poi quelli che erano emigrati in Inghilterra sono tornati in Pakistan e, forti del denaro guadagnato in Europa, hanno avanzato la pretesa di costruire le proprie case a Joharabad. Hanno fatto sfrattare le persone più povere, cioè i cristiani e i musulmani che avevano reso fertile questa terra".

"Purtroppo, - continua il prelato - questa situazione si aggiunge al recente disastro del terremoto in Kashmir. Ma queste 2 tragedie non sono connesse: il problema degli sfratti è molto più radicato. Le vittime della mia diocesi sono persone povere che non sono in grado né di permettersi un avvocato, né di pagare le spese della corte. Ma questa battaglia è importante, e la combatteremo noi per loro. Chiederemo tutta la documentazione e ci appelleremo all'Alta Corte. Può essere vero che non sono i padroni della zona, ma è merito loro se queste zone aride sono state trasformate in terra fertile. Di conseguenza – sottolinea il prelato – queste terre andrebbero assegnate a loro, non a qualcuno che viene qui per la prima volta".