Dongzhou, arrestati 9 "agitatori" della rivolta

La pubblica sicurezza ha lanciato una caccia all'uomo casa per casa e cerca di comprare i cadaveri per cancellare le prove della violenza contro gli abitanti del villaggio.


Dongzhou (AsiaNews/Scmp) – La pubblica sicurezza della provincia meridionale del Guangdong ha arrestato ieri 9 persone per la rivolta scoppiata nel villaggio di Dongzhou, nei pressi della città di Shanwei. Nel corso della protesta, secondo i media locali e gli abitanti del villaggio, la polizia ha sparato contro i manifestanti ed ha ucciso almeno 3 di loro.

Gli arrestati sono tutti fra i 30 ed i 40 anni: fra di loro vi sono Huang Xijun , Huang Xirang and Lin Hanru, i 3 presunti istigatori della rivolta popolare, descritti dalla pubblica sicurezza come "criminali ricercati". Altri 5 sono stati identificati come Huang Xiping, Huang Xiran, Chen Jinsong, Zhang Jinwang e Zhuo Nianfu: gli abitanti di Dongzhou non sono stati in grado di confermare l'identità dell'ultimo arrestato.

La pubblica sicurezza ha annunciato gli arresti tramite i canali televisivi locali, ma non ha mostrato le foto segnaletiche dei 9: "In passato – dice un abitante – nel corso dei messaggi hanno sempre mostrato le facce dei detenuti per dimostrare che era stato fatto un buon lavoro. Questa volta, niente".

Secondo altri residenti la polizia ha aumentato le ricerche per i manifestanti che lo scorso martedì si sono riuniti per protestare contro il mancato risarcimento delle loro terre confiscate. Nelle strade, spiegano, sono state affisse più di 100 fotografie diverse dei ricercati.

"Viviamo nella paura dalla sparatoria mortale di giovedì – dice un altro abitante – e la tensione cresce di giorno in giorno da quando è arrivata la polizia armata". "I rappresentanti del governo locale e la polizia – continua – cercano i sospetti porta per porta. Ma non sono sicuro che possano arrestare chi è davvero coinvolto nella protesta perché saranno fuggiti o nascosti da qualche parte".

Ieri era il settimo giorno dopo la sparatoria: secondo la tradizione cinese i familiari pregano per gli spiriti dei morti e li aspettano in casa durante la notte per la loro ultima visita alla famiglia. I parenti dei residenti uccisi si sono incontrati nei pressi del teatro degli scontri per commemorarli [vedi foto], dove hanno bruciato incenso e pregato.

I parenti di Wei Jin, una delle vittime, dicono che non accetteranno i soldi offerti dal governo come risarcimento né le condizioni poste per il recupero del cadavere. Spiegano che Wu Gongqiang, segretario del Partito comunista di Shanwei, ha offerto loro 50 mila yuan (5 mila euro) come risarcimento ed ha accettato di rendere la salma a condizione che questa fosse subito cremata sotto la supervisione delle autorità.

"A queste condizioni – dice un parente – come possiamo essere sicuri che le ceneri siano quelle di Wei? Se il corpo ci viene restituito con i fori dei proiettili spariti, a cosa serve?". Dopo il rifiuto dell'offerta, Wu era "molto arrabbiato". "Urlava – dice la famiglia – e sbatteva il pugno contro il muro".