Kabul, l’inquinamento dell’aria uccide più della guerra

Nel 2017 in Afghanistan l’aria tossica ha ucciso più di 26mila persone; lo stesso anno il conflitto armato ha provocato quasi 3.500 vittime. Le peggiori condizioni dell’aria si registrano a Kabul. L’amministrazione invita a non bruciare i rifiuti, ma i poveri non hanno altri mezzi per riscaldarsi.


Kabul (AsiaNews/Agenzie) – In Afghanistan l’inquinamento atmosferico provoca più morti della guerra. Lo rivela uno studio sulle condizioni dell’aria a livello mondiale intitolato “State of Global Air 2019” e stilato dal gruppo di ricerca Health Effects Institute. Secondo gli esperti, nel 2017 nel Paese asiatico più di 26mila decessi sono attribuibili a malattie correlate a ciò che la popolazione respira. Lo stesso anno, le Nazioni Unite riportano che le vittime provocate dal conflitto armato sono state 3.483.

Secondi gli esperti, l’aria è quasi irrespirabile nella capitale Kabul, dove vivono circa 6 milioni di abitanti. I livelli d’inquinamento sono pari alle due città più inquinate al mondo, Delhi e Pechino, da anni sotto la lente d’ingrandimento. Lo smog avvolge la città in una coltre tossica la maggior parte dei giorni dell’anno, a causa di vecchie automobili con obsoleta carburazione, generatori elettrici privi di garanzie ambientali, roghi di spazzatura e fumi provenienti dalle fabbriche di mattoni, forni e bagni pubblici.

Secondo lo studio, la maggior parte delle vittime viene avvelenata dentro casa. Infatti nei rigidi inverni che contraddistinguono Kabul, il freddo viene combattuto riscaldando le abitazioni con qualsiasi materiale, dal carbone alla plastica. Gli esperti sottolineano che le particelle tossiche rilasciate dalla combustione hanno provocato la morte di 19.400 persone; non solo, l’inquinamento atmosferico ha contribuito a diminuire l’aspettativa di vita di due anni e due mesi.

Per combattere l’aria tossica, il Dipartimento ambientale di Kabul ha lanciato un programma per eliminare i vecchi veicoli; al tempo stesso, la municipalità invita la popolazione a non bruciare i rifiuti per riscaldare le case, e a usare invece il carburante. Mohammad Kazim Humayoun, direttore del dipartimento ha dichiarato: “La lotta all’inquinamento è importante tanto quanto quella al terrorismo”.

Tuttavia combustibili e stufe elettriche sono troppo costosi per la maggior parte della popolazione, stremata da 18 anni di guerra. Yousuf, 60 anni, scappato dalla parte orientale del Paese, oggi vive in un campo profughi vicino la capitale, che ospita 100 famiglie. Ha perso cinque figli, su un totale di 14, a causa di malattie respiratorie, aggravate dal freddo e dalla povertà che non gli ha consentito di curarli. “Siamo poveri – racconta ad Associated Press – non possiamo permetterci le medicine. I miei figli vanno in giro per il campo e raccolgono tutto ciò che possono: carta, stracci, bastoni e plastica. Li uso per cucinare e per tenere i bambini al caldo”.