Nazionalista indù: in Andhra Pradesh ‘conversioni forzate’ con il Chief minister cristiano
di Nirmala Carvalho

Il capo dell’esecutivo locale si è insediato a maggio di quest’anno. Leader cristiano condanna le calunnie lanciate da Kanna Lakshminarayana, presidente statale del Bharatiya Janata Party. La percentuale di cristiani è in diminuzione. “È da irresponsabili pronunciare commenti simili solo per alimentare il sospetto e la divisione”.


Mumbai (AsiaNews) – In Andhra Pradesh le conversioni forzate sono aumentate da quando al governo dello Stato c’è un Chief minister di religione cristiana. È l’accusa lanciata ieri da Kanna Lakshminarayana, presidente statale del Bharatiya Janata Party [Bjp, partito nazionalista indù], che con il premier Narendra Modi è al governo dell’Unione indiana. Ad AsiaNews Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), condanna l’attacco contro “il Chief minister YS Jaganmohan Reddy, che viene criticato dall’opposizione per la sua fede cristiana. È solo una mossa politica per conquistare l’elettorato. Invece i programmi che il governo sta attuando sono a favore del benessere di tutte le persone, i giovani e le donne”.

Il leader radicale indù ha calunniato il capo dell’esecutivo statale, leader dell’YSR Congress Party [soggetto politico distaccatosi dall’Indian Congress Party di Rahul Gandhi, ndr], durante l’inaugurazione di alcuni uffici del partito a Vijayawada. Lakshminarayana ha dichiarato che “le conversioni religiose sono aumentare da quando al potere c’è lo YSR Congress Party [cioè da maggio 2019, ndr] e non c’è dubbio che queste siano sponsorizzate dal governo”. Secondo lui, l’attuale amministrazione starebbe “demolendo i templi indù così come faceva il regime TDP [del Telugu Desam Party, che ha governato lo Stato tra il 2014 e il 2019]”.

Il Gcic, dice Sajan K George, “condanna l’accusa di conversioni e le tensioni settarie causato attizzando questioni divisive tramite l’identità religiosa. Secondo il censimento del 2011, in Andhra Pradesh la maggioranza della popolazione professa l’induismo (90,87%), seguito dall’islam (7,32%) e dal cristianesimo (1,38%). I dati mostrano un declino nel numero dei cristiani nello Stato”. Il leader cristiano sottolinea che “nell’India laica ai dalit cristiani e musulmani vengono negati i posti riservati, perché le caste svantaggiate vengono discriminate per la loro fede. Questa discriminazione religiosa è una lotta quotidiana contro la discriminazione, l’oppressione e l’umiliazione dei nostri dalit cristiani, che li tiene della fascia più bassa delle condizioni socio-economiche. È molto sciagurato e da irresponsabili pronunciare commenti senza cognizione di causa sull’incremento delle conversioni religiose, solo per alimentare il sospetto e la divisione”.