Gantz rinuncia a formare il governo. Israele verso il terzo voto in un anno

Restano 21 giorni a un possibile outsider per trovare una maggioranza di 61 seggi in Parlamento. In caso contrario si procederà con nuove elezioni. Tramontata l’ipotesi di un governo di unità fra Likud e Blu e Bianco. Netanyahu, e i suoi processi, continuano a polarizzare la politica del Paese. 


Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Israele va verso la terza elezione parlamentare in meno di un anno, dopo che anche il leader della coalizione Blu Bianco Benny Gantz non è riuscito a trovare una maggioranza alla Knesset. Ieri, infatti, sono scaduti i termini del mandato esplorativo per il capo della formazione centrista, il quale ha rimesso l’incarico nelle mani del presidente. In precedenza, stessa sorte era capitata al premier uscente Benjamin Netanyahu

A questo punto la prospettiva più plausibile resta quella del voto, il terzo in questo 2019 dopo le consultazioni di aprile e settembre. Ora restano meno di tre settimane a un possibile outsider - sebbene le probabilità siano assai scarse - per raccogliere il sostegno dei parlamentari necessari e proporsi al capo di Stato Reuven Rivlin come nuovo premier.

Ad aprile Netanyahu aveva vinto le elezioni, ma non era riuscito a formare una maggioranza alla Knesset, dove servono almeno 61 seggi su un totale di 120. Il successivo voto del 17 settembre aveva confermato la situazione di stallo, che di fatto impedisce a uno dei due più importanti schieramenti di dare vita a un governo.

Netanyahu aveva offerto a Gantz un esecutivo di unità e un’alternanza alla guida, avocandosi i primi due anni di legislatura per sopravvivere a livello politico e scampare ai processi, che potrebbero partire nei prossimi mesi. Una proposta rifiutata dal leader centrista, in un contesto di profonda spaccatura attorno alla figura del premier uscente che resta il principale ostacolo alla nascita di un governo di unità nazionale.

Gantz e Netanyahu, che non hanno i numeri per formare un governo coi rispettivi alleati, non sono riusciti a trovare un accordo per la coalizione di larghe intese. Il blocco delle destre, ha accusato il leader centrista, “ha insistito nella difesa degli interessi di una sola persona” con un chiaro riferimento al premier uscente, che ha compiuto una “mossa pericolosa” impedendo al partito con il maggior numero di voti di formare un governo. Ora, conclude, “restano 21 giorni per trovare una soluzione democratica”. 

Immediata la replica di Netanyahu, che accusa il rivale di voler formare un governo con quanti “sostengono il terrore” e che “ricevono istruzioni dai nemici di Israele”. Il riferimento è ai parlamentari arabi israeliani della Lista unita, che il leader della destra ha accusato nei giorni scorsi di voler “distruggere il Paese”. 

In attesa delle decisioni del procuratore generale, previste per i prossimi giorni, su un eventuale incriminazione di Netanyahu, in queste ore emerge rafforzata la posizione del “king-maker” delle trattative di coalizione, Avigdor Lieberman. L’ex braccio destro di Netanyahu, oggi fra i suoi più acerrimi oppositori, ha escluso il sostegno a un governo Gantz che faccia affidamento anche sui voti dei partiti arabi. Al tempo stesso mantiene netta la distanza con l’attuale destra di governo religiosa e ultra-ortodossa, che rappresenta il principale bacino di sostegno del premier uscente.