Patriarca caldeo: una ‘unità di crisi’ per fermare le violenze e ricostruire lo Stato

Per il card. Sako il tempo “sta per scadere” e servono saggezza, responsabilità e coraggio per uscire dalla fase critica. Nuove violenze nel fine settimana, almeno nove vittime e diversi feriti. La polizia spara sulla folla. Come Chiesa “seguiamo con preoccupazione la situazione”. Anche l’autorità sciita solidale con i cittadini. 


Baghdad (AsiaNews) - Il tempo “sta per scadere”; i gravi problemi attraversati oggi dall’Iraq richiedono “saggezza, responsabilità” per intraprendere “azioni coraggiose” che facciano uscire il Paese “dalla crisi”. È quanto scrive in un messaggio, inviato per conoscenza ad AsiaNews, il patriarca caldeo, il card Louis Raphael Sako, a conferma delle preoccupazioni della chiesa locale per la situazione politica e istituzionale del Paese. Il porporato suggerisce la formazione di una “unità di crisi congiunta”, per “fermare lo spargimento di sangue” dei cittadini e “tornare alla normalità”, costruendo uno Stato “forte e dalle basi solide”. 

Nel fine settimane si sono registrate nuove vittime e nuove violenze di polizia e forze di sicurezza, per reprimere le manifestazioni anti-governative che, dal primo ottobre, scuotono il Paese. Un crescendo di repressioni e abusi che hanno provocato quasi 340 morti (secondo stime della Reuters) e migliaia di feriti - in larga parte civili - e spinto la Chiesa caldea a promuovere una tre giorni di digiuno e di preghiera per la pace. 

Diverso il bilancio delle autorità, che riferiscono di 111 vittime - compresi esponenti delle forze di sicurezza - che si sommano ai 157 morti della prima settimana di ottobre, quando è iniziata la protesta poi ripresa il 25 con rinnovato vigore. Nel fine settimana si contano altri nove morti fra la capitale, Baghdad, e diverse città del sud come Bassora, Nassiriya, Diwaniya, Kut, Amara e Najaf. Almeno 24 feriti si sono registrati anche nella città santa sciita di Kerbala, dove i poliziotti hanno aperto il fuoco contro i manifestanti, per impedire loro di raggiungere le sedi governative. 

Nel suo messaggio, il patriarca caldeo ricorda che le manifestazioni si stanno avvicinando alla fine del secondo mese e continuano a essere “senza precedenti” per “dimensioni, varietà dei partecipanti e qualità delle richieste”. La loro portata si è rivelata tale da trasformarsi in una sorta di “autorità nazionale” che ha stravolto la vita dei cittadini, sopraffatto il governo e colpito una nazione già “sfinita dalle guerre, dai debiti e dai problemi politici”. 

Queste manifestazioni, prosegue il card. Sako, sono “pacifiche” e lontane da “interessi di parte”, siano essi confessionali o nazionali. I giovani, avverte, sono disperati “per la corruzione dilagante, il settarismo e la logica delle quote”, che hanno portato a un aggravamento della povertà, a privazioni, disoccupazione, povertà nei servizi e fuga dei cervelli. Le persone, prosegue, vogliono solo “sicurezza e stabilità” e “una vita dignitosa per sé e per i loro figli”. 

A fronte di un “peggioramento” della situazione e “dell’elevato numero di morti e feriti”, sottolinea il primate caldeo che ricorda la chiusura di scuole e università e la mancanza di un piano di sviluppo, è necessario “dare risposte” a quanti scendono in piazza e “non sottovalutarle”. La stessa autorità sciita, aggiunge, “in un sermone del venerdì ha espresso sostegno alle loro richieste”. 

Infine, il card. Sako rinnova l’invito a edificare uno Stato che “controlla le risorse, preserva i cittadini e i loro diritti”, che “combatte la corruzione” e si riappropria delle “ricchezze saccheggiate”, non che colpisce i cittadini e perseguita quanti raccontano la verità. “Come Chiesa - conclude il porporato - seguiamo con grande preoccupazione la situazione e preghiamo che questa crisi si possa risolvere presto e in maniera positiva”.