Delhi, strage di lavoratori nel rogo di una fabbrica illegale: 43 morti

L’incendio è divampato nel quartiere antico della capitale, fatto di stradine e vicoli. I soccorsi hanno fatto fatica ad arrivare, ma poi hanno messo in salvo 58 persone. Gli operai erano per la maggior parte migranti dal Bihar; venivano pagati meno di13 euro al mese.


New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Almeno 43 persone sono morte nell’incendio di una fabbrica illegale di borse a Delhi, nella parte antica della città. Il rogo è divampato ieri mattina intorno alle 5.20 (ora locale) al pian terreno dell’edificio e si è diffuso rapidamente ai tre piani superiori che ospitavano anche il dormitorio dei lavoratori. Le vittime sono tutti operai della fabbrica, deceduti per asfissia e per le ustioni.

La notizia dell’incendio ha sconvolto la capitale indiana. Si tratta del peggior incidente dal 1997, quando 59 spettatori morirono tra le fiamme divampate in un cinema. Al momento sono ancora ignote le cause. Nel frattempo i media riportano l’arresto di Rehan, il proprietario dell’industria.

Il rogo è scoppiato nella zona di Azad Market, caratterizzata da un intrico di vicoli. Il dedalo di stradine ha reso difficoltosi i soccorsi e l’arrivo degli automezzi dei pompieri. Questi ultimi sono riusciti a mettere in salvo 58 persone, tagliando le grate delle finestre e calandosi dai palazzi adiacenti. Uno di loro, Rajesh Shukla, sopranominato l’“eroe dell’incendio”, ha portato al sicuro 11 persone, rimanendo ferito a sua volta.

Sotto accusa vi sono i permessi della fabbrica, che produceva in particolare zainetti per la scuola. Gli investigatori indagano anche sulla mancata presenza delle uscite di sicurezza. I testimoni dei degli edifici adiacenti raccontano di aver gridato alle persone intrappolate di salire sul tetto della fabbrica per mettersi in salvo. Ronak Khan, 17enne che vive nel palazzo a fianco, ricorda di essersi “svegliato per i pianti e le grida d’aiuto. Gli abbiamo detto di salire sul tetto così potevamo aiutarli”. Ma gli operai avrebbero trovato le uscite ostruite, rimanendo bloccati in quella che si è poi rivelata una trappola mortale.

Le famiglie delle vittime riportano che i lavoratori erano in gran parte migranti provenienti dal Bihar, uno degli Stati indiani più poveri, dove carestie e inondazioni spingono le popolazioni a tentare la fortuna nelle grandi metropoli. Alcuni di loro venivano pagati appena 1.000 rupie al mese, cioè quasi 13 euro.